Recensione: Il delitto della finestrella - Filippo Venturi
Buongiorno lettori!
Non può essere già venerdì! Questa finora è stata una settimana complicata e ... bagnata, si bagnata. Credo abbia piovuto 3 giorni di fila e lunedì abbiamo rischiato una nuova alluvione qui a Cesenatico. Fortuna che poi la pioggia ha rallentato e l'allarme è rientrato. Considerando che la prossima settimana per quanto mi riguarda inizierà col botto e che per il momento ho fatto un solo regalo di Natale... mi posso risvegliare già il 25 mattina per favore?
Ma parliamo di libri. Dicembre è un mese morto per quanto riguarda le pubblicazioni. Non esce niente, tolto l'ennesimo libro di cucina e l'ennesimo libro sul Natale. Quindi che fa un lettore che si rispetti? Attinge finalmente alla pila dei libri che con disapprovazione lo sta fissando da mesi e mesi. Tutti abbiamo un pila giudicante, pure chi dice di no, fidatevi. Il libro che ho ripescato in realtà è anche piuttosto recente ma visto che sono in vena di gialli non ho voluto farlo attendere oltre. Si tratta di Il delitto della finestrella di Filippo Venturi, quarto caso dell'oste Zucchini.
IL DELITTO DELLA FINESTRELLA
#4, un caso per l'oste Zucchini
di Filippo Venturi
Mondadori | Il giallo Mondadori | 264 pagine
ebook €8,99 | cartaceo €17,50
9 luglio 2024 | link Amazon affiliato
È una piovosa serata invernale, gli ultimi clienti della trattoria si sono finalmente decisi a pagare il conto ed Emilio sta per tirare giù la serranda della Vecchia Bologna, quando riceve una visita inaspettata. È Maicol, un tipo un po' sopra le righe che i ristoratori del quartiere chiamano affettuosamente Charlie Chaplin. Ma stasera non è venuto per ordinare la solita rosetta alla mortadella: è sconvolto e sporco di sangue dalla testa ai piedi. Eppure non ha nemmeno un graffio. Emilio, che ultimamente è tormentato da inediti rovelli sentimentali, preferirebbe non farsi troppe domande, ma la sorte e la polizia non sono dello stesso avviso. Poche ore dopo, infatti, a due passi dalla trattoria viene rinvenuto il cadavere di un ragazzo. E non in un posto qualsiasi, ma nell'angolo più instagrammato di Bologna: la finestrella di via Piella, il pittoresco affaccio sul canale che da qualche tempo è diventato meta di turisti e innamorati da tutto il mondo. Fatto sta che qualcuno sembra averlo scelto per scaraventare di sotto un giovane writer. Le prime testimonianze fanno ricadere i sospetti proprio su Maicol, e così anche Emilio si ritrova invischiato nel caso con tutte le scarpe. Ristoratore, detective per modo di dire e generatore automatico di battute a sfondo gastronomico, Emilio Zucchini comincia a indagare, muovendosi tra la vita notturna di via del Pratello, il mondo degli influencer ed episodi dimenticati della storia bolognese.
Quattro!
Piove a Bologna, viene giù a secchiate ed Emilio Zucchini non ne può più. Vorrebbe chiudere, abbassare la serranda e andarsene a casa. Ma no, due clienti stanno ancora là al tavolo e non danno segno di volersi alzare. E aspetta che ti aspetta, si fa tardi. Ma proprio quando la porta di casa pareva avvicinarsi, zac. Salta la corrente e senza la saracinesca non si abbassa. Niente, gli tocca stare ancora un po' alla Vecchia Bologna. È ora, quando fuori è buio e tutti i suoi dipendenti se ne sono andati lasciandolo solo, che Zucchini vede avvicinarsi Maicol, detto Charlie Chaplin, uno di quei personaggi un po' fuori le righe, senza casa, che popolano il quartiere. Sarà pure strano Maicol (si scritto proprio così) ma è un pezzo di pane, un uomo buono dal passato segnato da una grande tragedia. C'è solo un piccolissimo particolare quando arriva alla Vecchia Bologna nel buio più completo: è coperto di sangue dalla testa ai piedi. Un nuovo problema per Emilio che non vorrebbe farsi coinvolgere in un nuovo casino (ne ha già affrontati tanti negli ultimi anni) ma guarda caso a pochi passi dalla sua osteria c'è la famosa finestrella di via Piella e nel canale su cui si apre viene trovato il cadavere di un ragazzo. Insomma, la polizia fa uno più uno e va a bussare proprio alla porta di Zucchini. Maicol è irreperibile e quindi c'è una sola cosa che Emilio può fare: indagare. Anche perchè il commissario Iodice pare proprio sul piede di guerra...
Credo di averlo scritto in ogni recensione dei libri di questa serie. I romanzi di Filippo Venturi per me sono un ritorno a casa, quella finestrella (ne parleremo di infissi in questa recensione... ma nessuna ditta mi ha sponsorizzato per farlo, se qualcuna volesse dovrei rifare una zanzariera in casa...) su una Bologna del buon cibo e del sorriso. Ma non solo, perchè mi piace definirli "ruspanti". Sono alla fine dei noir polizieschi, anche se la polizia ha sempre un ruolo un po' borderline, intrisi di ironia e genuinità, che te li fanno amare ancora di più. Tra le loro righe troviamo una Bologna vera, fatta sicuramente di portici e tortellini, ma anche di quella realtà più particolare fatta da chi la abita veramente. Questo quarto libro non fa eccezione, anzi è forse ancora più sentito e vero perché rispolvera un evento che ai più giovani non dirà nulla ma che a chi come me è nato negli anni '80 un campanello farà suonare. È il disastro del Salvemini, avvenuto nel 1990. Un aereo in avaria si schiantò contro un edificio scolastico, causando 12 morti e oltre 80 feriti (alcuni come il nostro Maicol invalidi permanenti). Nel 1990 avevo 9 anni, ero piccola e all'epoca non è che ci fosse internet a spiattellarci ogni notizia fin da tenera età, ma ricordo perfettamente i titoli del tg (i miei all'epoca guardavano Rai1) e ricordo che mi impressionarono le immagini, quella voragine aperta su un edificio basso, anonimo, bruttino... esattamente come la mia scuola. Mi colpì la normalità del luogo, del momento, di coloro che ci morirono. Poteva accadere di nuovo? Poteva accadere ovunque?
Insomma, dopo averci raccontato una Bologna svuotata dal covid, Filippo Venturi si addentra sempre di più nel cuore della sua città e della zona in cui vive, riportandoci alla memoria un episodio che per molti fu marginale ma che colpì e colpisce tuttora tutta una comunità.
Il disastro del Salvemini fa da contesto al giallo vero e proprio che si concentra in una delle zone oggi più amate di Bologna. Diciamocelo, fino a qualche anno fama finestrella di via Piella se la filavano in quattro, ma da quando Instagram e Tik Tok ci sommergono di video e foto dei "luoghichedeviassssssolutamentevisitareaBologna" anche lei con il suo canale delle Moline è diventato uno dei luoghi più visitati della città (che poi la gente ci rimane pure male quando il canale è in secca... che pensavi di trovarci? Il Rio delle Amazzoni?). Ed è qui, oltre la finestrella che viene trovato il corpo di un ragazzo. Il giallo è piuttosto intrigante anche perché mi ha fatto partire con un'idea per poi arrivare a una soluzione completamente inaspettata. Che belli i gialli così! Il tutto poi è condito (passatemelo un riferimento mangereccio) dalla personalità del nostro protagonista. Emilio è un orsetto buono, una di quelle persone gentili e ospitali, che ti fanno fare una risata ma che sono comunque ancorate alle loro abitudini e alle loro tradizioni, un goffo di naturale che con le donne ci sa fare ma fino ad un certo punto, che le fa ridere ma che poi è un disastro a tenersi.
Ma vogliamo dirla una cosa? Bello il giallo, un amore il protagonista, un colpo al cuore la storia di Bologna ma ... cara Mondadori perché questo formato? Dopo 3 libri con copertine carine, un formato comodo anche da portarsi dietro, tu prendi e mi molli sto formato tendente al quadrato, scomodo da tenere in mano e che non ci azzecca niente con gli altri. La copertina è anche carina (il riferimento alla data è non immediato ma poi ti lascia un pochino di magone), ma perché? Io so già che ogni volta che guarderò la libreria mi ballerà un occhio...
Alla prossima
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