Recensione: Il passato è un morto senza cadavere - Antonio Manzini

by - novembre 04, 2024

Buongiorno Lettori!
Oggi il blog compie ben 12 anni!! E a me sembra sempre che tutto sia iniziato ieri... Ma non voglio fare la nostalgica e anzi penso che il modo migliore per festeggiare sia quello di parlarvi di un libro. Non potevo certo scegliere una lettura qualunque e vi parlerò di Il passato è un morto senza cadavere di Antonio Manzini.


IL PASSATO È UN MORTO SENZA CADAVERE
#14, Rocco Schiavone
di Antonio Manzini
Sellerio Editore | La memoria | 576 pagine
ebook €10,99 | cartaceo €17,00
22 ottobre 2024 | link Amazon affiliato

Quando viene chiamato su una strada di montagna, al vicequestore Rocco Schiavone basta uno sguardo per capire di trovarsi di fronte a una rottura del decimo livello della sua personalissima classifica. Un ciclista, infatti, è stato vittima di un incidente. Il morto si chiama Paolo Sanna, un cinquantenne che da un po’ di tempo abita in zona ma che apparentemente nessuno conosce. Dai primi accertamenti risultano subito delle stranezze. Sanna era abbiente se non addirittura ricco, ma senza occupazione, nel tempo aveva cambiato periodicamente residenze in tutto il Nord Italia, sporadiche e superficiali amicizie, qualche amore senza conseguenze, parenti lontani e poco frequentati: insomma, «una specie di ectoplasma ai margini della società». A complicare le cose, c’è il rebus del taccuino trovato nella sua abitazione, una lista di nomi, sigle e numeri indecifrabili. Il quadro è quello di un uomo in fuga. Ma una fuga lunga, senza fine, se non fosse stato per quell’urto in montagna. Per vederci chiaro bisogna indagare nel passato, andando il più a fondo possibile, un passato che fa sprofondare il vicequestore di Aosta negli anni di gioventù di un gruppetto affiatato. Rocco vorrebbe procedere come al solito, pesante come un pugno e sottile come uno stiletto, ma è di sottigliezza che ha soprattutto bisogno, anche perché si fa sempre più drammatico il timore per la scomparsa inspiegabile di una persona, una donna, a cui qualcosa di intenso lo lega.
I morti sono morti, Rocco, con loro non ci puoi parlare. I vivi sono accanto a te, e richiedono il tuo amore.


Per parlarvi di questa nuova avventura di Rocco Schiavone ho deciso di dividere il libro in due. A me il coltello! No dai scherzo (anche perchè potrei affettarmi un dito). Vi parlerò del giallo e della parte della storia privata di Schiavone . 

Iniziamo col giallo. Manzini dopo una serie di gialli un po' così cala l'asso e ci dà un'indagine bella tosta, piena, varia e che sguazza quel giusto nel passato da darle un fascino particolare. Si, la rottura di coglioni di decimo livello che si ritrova tra le mani Schiavone mi è piaciuta un sacco. Tutto ha inizio da un ciclista trovato morto in un fosso. Incidente? Mancato soccorso? Potrebbe anche darsi, ma per il vicequestore d'Aosta sembra subito omicidio. E così è. Ma il morto è uno strano, un fantasma che pare non avere legami o un vero passato. Ma il cuore dell'indagine sta proprio lì, nel passato della vittima, o meglio delle vittime. 
Io li adoro questi misteri! Il passato sarà pure tale ma si ripercuote sempre sul nostro futuro e mai come in questi gialli quest'idea ha un senso. Inoltre l'indagine ha un respiro un po' più ampio del solito e non si limita al solo Schiavone che, gioco forza (poi vedremo perchè) deve farsi aiutare dalla sua squadra... si, anche da D'Intino... più o meno.  

Questo è il rischio di restare appiccicati alla memoria, che poi non sappiamo più giudicare il passato. Ci sembra tutto più bello, proprio perchè è passato, no?

Se mi fossi limitata all'indagine di omicidio questo libro sarebbe stato un cinque stelle. Ma c'è anche la vita privata di Rocco. C'è sempre stata, questo è vero, ed è sempre stata la forza della serie e del personaggio, dandogli quella sfumatura amara e polverosa che tanto amiamo. Ma mai come in questo libro ho avvertito tutta la stanchezza di un personaggio che forse ci ha dato tutto quello che doveva. Perchè dico questo? Perchè questa volta mi ha dato l'idea di una minestra riscaldata. Manzini ha, possiamo ormai dirlo, concluso la storia di Rocco "romano" e ora rispolvera il Rocco "aostano" riportando sulla scena vecchie fiamme e incentrandosi su una di esse con una storia spuntata fuori dal nulla e che non ha per me né capo né coda. L'unico raggio di luce sono sempre loro, Brizio e Furio che alla prima telefonata prendono e salgono ad Aosta per aiutare l'amico di sempre e che per me sono sempre i personaggi del cuore. Ma per il resto... che vi devo dire, sarà una storia che ci porteremo sulla groppa pure nel prossimo appuntamento con Rocco (lo so che ve lo stavate chiedendo, ci sarà un 15° libro) e che almeno a me non ha fatto impazzire. Rocco non è mai stato tipo da minestra riscaldata ma questa volta ci si è infilato dentro, Clarks e Loden compresi.

Vogliamo fare una media? Un 3,5 mi fa male al cuore (soprattutto per il giallo che invece merita) ma temo che sia il massimo che possa concedere. Rocco, io lo sai ti adoro e ti difenderò sempre e comunque, ma forse è ora di pensare a un chiringuito alle Cayman eh.

Alla prossima






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