Recensione: I delitti della casa decagonale - Ayatsuji Yukito

by - novembre 25, 2024

Buongiorno lettori!
Inizio la settimana con la recensione di un libro che mi ha fregato, e anche molto. L'acquisto è stato piuttosto impulsivo, tradotto: mi serviva un libro per prendere lo zaino in promozione (sono una bruttissima persona). Gironzolando sul web ho letto meraviglie di questo libro e mi sono decisa... non l'avessi mai fatto. Ma sono donna debole al fascino di una copertina misteriosa, di un titolo curioso, di un giallo che pare coi controfiocchi. Oggi vi parlerò de I delitti della casa decagonale di Ayatsuji Yukito.


I DELITTI DELLA CASA DECAGONALE
di Ayatsuji Yukito
Einaudi | Stile Libero Big | 297 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €18,50
27 agosto 2024 | link affiliato Amazon

«Una serie di omicidi su un’isola deserta. Perché no, non aspetto altro. Anzi, io assumerei il ruolo del detective. E voi?». Diabolico, ricco di enigmi e colpi di scena, un geniale tributo ad Agatha Christie. I membri del circolo del crime dell’Università K, cinque ragazzi e due ragazze, decidono di trascorrere una settimana sulla rocciosa isola di Tsunojima, al largo della costa del Giappone, dove sorge una stranissima casa con dieci lati. L’anno prima il luogo è stato teatro di alcuni sanguinosi delitti rimasti irrisolti. Quando uno dei giovani viene trovato morto nella sua stanza, i compagni capiscono che la loro esperienza con le trame dei romanzi polizieschi è l’unica cosa su cui possono contare per sopravvivere. Da questo romanzo è stata tratta la serie di manga "The Decagon House Murder", pubblicata in Italia da Star Comics.

Uno... altro che decagonale 'sta casa!
Parto con un appunto personale: io continuo a chiamarlo I delitti della casa dodecagonale. Non lo so perché, ma sto deca non mi entra in testa. Quindi se ogni tanto gli dovessi aggiungere qualche lato a sta casa abbiate pietà per la sottoscritta. 

Chiusa la dovuta premessa, che cosa mi sono ritrovata a leggere? Dieci piccoli indiani in versione nippo-scialba. 
"Un geniale tributo ad Agatha Christie", "Un omaggio alla Golden Age dei gialli"... allora, la cara Agatha ci ha lasciato da un po' e, sebbene io non ami proprio tutta la sua produzione, Dieci piccoli indiani credo sia il primo giallo che io abbia mai letto in vita mia (più o meno insieme a Il Mastino dei Baskerville di Sir Arthur) e primo romanzo che mi abbia fatto venire la passione per questo genere. Quindi se questo voleva essere un tributo alla scrittrice... beh, insomma, siamo parecchio lontani. In primo luogo perché l'autore usa la scusa del tributo per usare paro paro lo schema di scrittura della Christie, inventandosi ben poco. E se volevo rileggere Dieci piccoli indiani lo avrei fatto tranquillamente nella sua versione originale. 
Ma il vero problema di questo romanzo è stata la scrittura scialba. Zero pathos, zero ansia, zero curiosità. Finita la lettura ero un po' interdetta: ma vuoi che sia l'unica a questo mondo che ci ha visto una gran "sola" in questo libro? Quindi ho fatto una cosa che in realtà non faccio spessissimo, sono andata a leggere le recensioni su Amazon (lo so, molte sono pilotate, bla bla bla, ma avevo quello sottomano) e mi ha fatto sorridere un commento (oltre a quello "prodotto come da descrizione"... ma che è??? Un frigorifero???): "Pessimo. Pare scritto con ChatGPT". Mi ha fatto riflettere perché vero. La scrittura sembra senza anima, fredda, a volte completamente senza tono. L'atmosfera da giallo la danno solo i delitti, efferati, descritti nella loro brutalità, ma sembra quasi l'autore ti debba vendere una crema per la dermatite. Non c'è trasporto nei confronti delle vittime, non c'è paura per quello che accade, non c'è coinvolgimento, né da parte dell'autore né tanto meno da parte dei vari personaggi, glaciali nelle loro reazioni. 
Avevo trovato interessante alternare capitoli sull'isola a capitoli sulla terraferma, ma anche qui tutto si è tramutato in un gigantesco buco nell'acqua perché mentre sull'isolotto la gente cadeva come mosche... io non ho capito il senso dell'indagine sulla terraferma, cosa ha portato, a che è servita? A niente, perché l'autore decide di darci un finale in cui dimostrare la sua onniscienza, adattando gli eventi a come voleva risolvere (o meglio non risolvere) la serie dei delitti. Chiusa che per altro termina in maniera piuttosto banale. 
È difficile che in un giallo io non trovi niente di positivo, ma quando prendo una fregatura la prendo seriamente con il botto. Mi spiace solo di aver appena fatto una vendita a Libraccio perché questo ci finisce dritto filato!

Alla prossima






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