Recensione: Brick for stone - Alessandro Barbero
Buongiorno lettori!
Oggi ho da proporvi la recensione di un libro che mi incuriosiva tanto e che però è stata una mezza fregatura. Un po' mi è piaciuto, mi ha incuriosito, quasi divertito, ma mi ha anche deluso. Si tratta di Brick for Stone di Alessandro Barbero.
BRICK FOR STONE
di Alessandro Barbero
Sellerio Editore | La memoria | 346 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €16,00
21 marzo 2023 | link Amazon affiliato
È l'anno fatidico 2001. A New York, Harvey Sonnenfeld, agente CIA messo un po' in disparte ma carico di esperienza, ha un'intuizione, una di quelle convinzioni tenaci che non si sa da dove vengano ma che possono essere più radicate di un ragionamento articolato: ci sarà un attentato. «New York conta un bel po' di milioni di abitanti, e nessuno può sapere esattamente quanti stanno preparando un attentato. Loro sono qui e io prima o poi li annuserò». Ingaggia allo scopo un gruppo di persone tanto assurdo quanto efficace. Bobby Fischer, l'unico americano della storia campione mondiale di scacchi, paranoico, ma capace di anticipare un migliaio di mosse; l'immigrato russo Kozlov, un ubriacone, proveniente dall'Afghanistan, ingegnere esperto di ogni tipo di attentato; il professor Koselleck, cacciato dall'università a causa di una condanna per stalkeraggio contro la moglie, il massimo studioso del pianeta di graffiti offensivi e scritte oscene. Intanto un'ombra si aggira, un altro gruppo affaccendato a tessere una rete di contatti; per loro non è il 2001 ma l'anno 1421 dall'Egira. L'improbabile squadra di Harvey Sonnenfeld da un labile indizio scovato in metropolitana e una conversazione captata per caso, dà l'avvio a una corsa contro un tempo immaginario, in cui si profilano minuziosamente terroristi costruiti sull'equivoco. Siamo arrivati a settembre. La fine è nota. Ma il racconto è pieno di tensione e di sorprese, e pervaso dall'ironia di chi, come Alessandro Barbero, sa guardare alla storia con disincanto. E il desiderio di complotti produce le sue conseguenze, mentre la realtà va pericolosamente, indisturbata, per conto suo.
Tu non sai come ti faranno male, ma loro lo sanno, e guai se non lo scopri in tempo.
Non so esattamente cosa mi aspettassi da questa lettura, sicuro non questo. Alessandro Barbero ci parla, infatti, dell'11 settembre 2001 ma da un punto di vista molto particolare. Siamo nei giorni che precedono quel noto martedì mattina, l'agente della CIA Sonnenfeld è un po' che è stato messo da parte, lui fa parte della vecchia guardia e messo a confronto con le nuove tecnologie e i nuovi metodi il suo modo di lavorare pare non servire più a molto. Eppure non si arrende e mette su una strana squadra investigativa: il famoso e rivoluzionario giocatore di scacchi Bobby Fisher, un immigrato russo, un professore studioso di graffiti e scritte offensive. Si, ma su cosa devono indagare? Sonnenfeld ha capito che a New York succederà qualcosa, che qualcuno colpirà il cuore degli Stati Uniti d'America e che farà molto male. Chi, come, dove e quando è tutto da scoprire, ma le lancette dell'orologio corrono...
Finita la lettura io una domanda me la sono fatta: perché? Perchè fare un romanzo così? Sicuramente l'autore ci ha dato l'atmosfera che aleggiava in quella New York che ora ci pare lontanissima e lo fa con un che di ironico e di dissacrante. Barbero si immerge, e porta con se il lettore, in una società multietnica fatta per lo più di conflitti: ricchi e poveri, neri e bianchi, chi lavorava nelle Torri che veniva dal Bronx. E in questo devo dire che è stato bravo, anche aggiungendo rimandi o curiosità storiche in maniera sapiente.
Che cosa allora non è andato in questo libro? Prima di tutto mi è sembrato che non arrivasse mai al punto, che facesse giri immensi per poi non arrivare mai al quid del racconto, che un po' ci si divertisse pure a mettere dentro questo o quell'altro personaggio (che sappiamo già che faranno una brutta fine) senza un vero motivo. Poi una volta arrivati alle ore 8:46 dell'11 settembre 2001, proprio sotto alle Torri Gemelle... ecco non è che ci dia proprio un finale. Ok, il resto è storia, sappiamo cosa avvenne purtroppo ma un finale così tronco non mi è andato ne su ne giù.
Cos'altro non è andato? I personaggi. Sono tutti personaggi a loro modo borderline, che vivono situazioni difficili eppure non si entra in empatia neanche con uno, anzi sono per lo più detestabili, freddi, lontani. Se ora, su due piedi vi dovessi dire il nome di uno di questi personaggi e un pochino della loro storia non ci riuscirei, avrei bisogno del mio caro quadernino con gli appunti (mai come questa volta tanto necessario).
Insomma, in soldoni, mi è piaciuto lo stile di Barbero? Si, adoro il suo modo di raccontare, come riesca a farti amare la storia e una storia, ha uno stile anche importante, ricco, colto ma mai pesante, forse poco adatto ad alcuni ambienti che narra ma scorrevolissimo. Mi è piaciuto il romanzo? No, sinceramente no, se non altro perchè non mi è rimasto nel cuore, non ha saputo toccare nessuna corda. Il racconto che propone non emerge veramente e potrebbe essere una storia qualunque con alcuni elementi anche un po' troppo inventati (non so, io alle botte di fortuna credo sempre poco, ma queste poi...).
Peccato, non mancherò di continuare ad ascoltare i podcast del professore o a guardarlo in tv ma per quanto riguarda i romanzi forse è meglio lasciar perdere, magari un saggio...
Alla prossima
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