Recensione: Sono contenta che mia mamma è morta - Jennette McCurdy
Buongiorno lettori!
Anche questa Pasqua è passata. Avete mangiato? Vi siete divertiti? Perfetto!
Oggi vi parlo di un libro che per certi versi mi ha sconvolta, si tratta di Sono contenta che mia mamma è morta di Jennette McCurdy.
Lo scopo della mia vita è sempre stato rendere felice mamma, essere la persona che voleva che fossi. Quindi, senza mamma, chi dovrei essere ora?
È un libro questo che ti fa provare due sensazioni. Tenerezza per la protagonista ma anche una vera e propria rabbia nei confronti della madre e, in generale, della famiglia di Jennette.
Ma facciamo un passo indietro e vediamo di che parla quello che con Lallì abbiamo ribattezzato "il congiuntivo morto". Perché tu lo vedi in libreria o online e non puoi come prima cosa non storcere il naso davanti a quel titolo con una storpiatura così evidente che non può passare inosservata. Che vi devo dire, sarà pure fuori moda ma un bel "sia" lì manca proprio e leggerlo quel titolo mi fa lo stesso effetto delle unghie sulla lavagna. Che poi pure dentro al libro qualche congiuntivo passato a miglior vita c'è... ma ok, passiamo alla storia.
Questa non è altro che l'autobiografia di Jennette McCurty, attrice americana divenuta famosa per il suo ruolo in iCarly e in Sam &Cat (si quello con la capellona Ariana Grande). La vita di Jennette non è infatti stata tutta rose e fiore, grazie a una madre che non solo l'ha spinta nel mondo dello spettacolo, ma ce l'ha buttata di peso traghettandola da un'audizione all'altra, insegnandole a controllare il peso e a dire ciò che i produttori volevano sentire. Una vera e propria marionetta in mano a una donna che ha saputo far leva sull'affetto e sul senso di colpa di una bambina.
Jennette cresce nella convinzione che tutto ciò che faccia la madre sia per il suo bene e che quello sia più di amore, sia proprio dedizione nel confronti della figlia. Ma Jennette non vuole recitare, prova disagio e imbarazzo se viene fissata, non sa cosa voglia dire approcciarsi agli altri. Non sa cosa voglia dire essere una bambina prima e un'adolescente poi. Prova a dirlo alla madre ma sa già della crisi isterica che ne seguirà.
Che rabbia quella donna. Una persona vuota che non ha fatto altro che riversare i suoi sogni di gloria sulla figlia. Criticata, osservata, corretta, Jennette vive un rapporto malato con la madre, che non le permette di fare niente lontano da lei, non la manda a scuola, non le permette di avere amiche se non all'interno del mondo dello spettacolo, non le consente neanche di farsi la doccia da sola.
Il problema vero è che Jennette non è cosciente di questo rapporto non sano; fino a quando non sarà grande non capirà di non aver vissuto un'infanzia, che la madre l'ha privata della possibilità di crescere e maturare. Dovrà aspettarne la morte per cancro per iniziare a mettere in dubbio il suo amore e il loro rapporto.
La storia di Jennette sembra un caso clinico da manuale, eppure ti racconta la sua vita così bene e in maniera così intima che finisci con il comprendere il perché di diversi comportamenti. Non biasimi lei, odi la madre. Perché mi spiace ma io quella donna l'ho odia in ogni lacrima, urlo, frase, occhiataccia, in ogni mail, in ogni silenzio. Ho provato per lei tutto l'odio che la figlia non è stata in grado di provare. L'ho giudicata? Si, e non me ne vergogno.
L'unica pecca che ho trovato, congiuntivo morto a parte, è la parte finale in cui ho trovato il racconto perdere di mordente. Siamo nella fase post morte della madre e si evince molto la perdita del punto di riferimento, capisci ancora di più i danni che gli anni precedenti hanno fatto su Jennette. Ma mentre l'autrice si dilunga sui rapporti, ho notato come parli più velocemente della fase della vera terapia. Ecco, forse sarebbe stato più utile e importante focalizzarsi di più su questo ultimo punto.
In generale è un libro per certi versi sconvolgente, che ti fa scuotere la testa in maniera incredula. Come può una madre fare questo alla figlia? Come può plagiaria così tanto e spingerla nelle braccia dell'anoressia prima e della bulimia dopo? Io non ho mai visto iCarly ma ti fa pensare come dietro a quelle copertina patinate e a quei sorrisi forzati ci sia in realtà ben altro.
Jennette McCurdy ha solo tredici anni quando diventa una celebrità della tv grazie alla serie "iCarly". Dietro il suo sorriso smagliante si nasconde però l'inferno degli abusi fisici e psicologici a cui sua madre la sottopone fin da quando è bambina. Ossessionata dall'idea di fare della figlia una star, Debbie ha assunto il controllo maniacale di ogni aspetto della sua vita. E Jennette, pur di vedere la madre felice e di conquistare il suo amore, è disposta a rinunciare all'infanzia normale che vorrebbe così tanto. Giorno dopo giorno, per anni, Debbie cerca di distruggere Jennette per ricostruirla a suo piacimento. Solo quando il cancro obbliga Debbie a stare in ospedale e lontano da lei, Jennette scopre fino a che punto è riuscita a devastarla. Preda di disturbi alimentari, dell'alcol e di una grave depressione, è costretta ad affrontare il suo passato e il mostro che l'ha resa ciò che non avrebbe mai voluto essere. Scritto con disarmante sincerità e umorismo nero, "Sono contenta che mia mamma è morta" è il racconto di quello che succede quando chi ci dovrebbe amare più di tutti abusa della nostra innocenza. Ma soprattutto è una storia che parla di resilienza e conquista della libertà. E della felicità di farti lo shampoo da sola.
SONO CONTENTA CHE MIA MAMMA È MORTA
di Jennette McCurdy
Mondadori | Oscar Fabula | 384 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €19,00
14 marzo 2023 | link Amazon affiliato
Alla prossima
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