Il club del Libro - Recensione: Il buio oltre la siepe - Harper Lee
Buongiorno lettori!
Per la prima volta in vita mia partecipo a un gruppo di lettura, o meglio a un club del libro, un gruppetto di amiche che ha stilato un elenco di libri (talmente strampalato che ci siamo già ribattezzare #clubdellaneuro) che vorrebbero leggere ma... c'è sempre un ma che le ferma. Così ci facciamo compagnia, scriviamo qualche cretinata, parliamo di cibo e penne e, ogni tanto, pure di libri. Questa volta è toccato a una lettura che io in realtà avevo già fatto tanto tanto tanto tempo fa, credo in prima media, e di cui ricordavo quasi niente, Il buio oltre la siepe di Harper Lee.
Noi non sappiamo mai davvero bene le cose che succedono alla gente. Quello che succede nelle case dietro le porte chiuse, quali segreti...
Il buio oltre la siepe è oramai un classico della letteratura, uno di quei romanzi che spesso ci "invitano" a leggere a scuola; eppure non viene classificato come letteratura per ragazzi, cosa di cui invece ha tutte le caratteristiche.
La storia della popolazione di Maycomb, Alabama, viene raccontata dagli occhi attenti e vispi di Scout Finch che, affiancata dal fratello maggiore Jem, ci parla di quello che si trova oltre la siepe, ossia di tutto quello che pare essere altro rispetto alla sua esistenza, ignoto e quindi temuto. Che siano le famiglie povere e disfunzionali della periferia o la comunità nera che lavoricchia sui confini della città o ancora il vicino di casa misterioso, inevitabilmente il lettore si troverà a scoprire cosa si nasconde nella tranquillità cittadina e cosa viene visto con pregiudizio e paura. Fino a scontrarsi con quello che apparentemente è il cuore del romanzo, ossia il processo farsa a Tom Robinson, uomo di colore accusato dello stupro di una ragazza. Come finirà il processo pare essere scritto fin da subito, ma come finirà il libro è altra cosa.
Spesso viene considerato questo come un libro che parla di razzismo. No, o meglio Ni. Nel senso che non si limita solo a questo, ha un respiro più ampio e ci parla del pregiudizio verso ciò che è diverso, ma anche della falsità, della bugia che si nasconde dietro una facciata per bene, come viceversa del buono che c'è dietro a qualcosa che non si conosce. Harper Lee non si limita alla sola questione razziale, che comunque è un tema importante nel racconto, ma ci vuole parlare di un'intera società, con i buoni e i cattivi, il bello e il brutto. Prendendo spunto da un fatto realmente accaduto (l'accusa di stupro nel 1931 di un gruppo di ragazzi di colore ai danni di due prostitute bianche, in realtà mai avvenuto) l'autrice ripercorre anche diversi spunti della sua infanzia in Alabama (ad esempio il padre avvocato, la madre morta prematuramente, ecc). E dalla sua infanzia esce fuori uno dei personaggi del racconto, Dill, ispirato all'amico di sempre, Truman Capote (sapete che poi la Lee collaborò alla stesura di A sangue freddo?)
La mia lettura è stata un po' ballerina. A un inizio un po' lento e troppo introduttivo, che non mi sembrava avere uno scopo, segue la parte centrale con il processo che invece mi ha appassionata e portata a leggere tutto in un soffio. Segue poi un altro momento di stallo e quindi il finale che, come ricordavo dalla lettura precedente, lascia in qualche modo appagati, anche se non del tutto perché tu lettore sai che dietro a quella fine qualcosa di brutto c'è stato e ci sarà di nuovo.
La scrittura della Lee mi è piaciuta perché nella sua semplicità ha saputo trattare tematiche importanti e spinose e perché, a volte, dietro il non detto o all'appena accennato nasconde un piccolo grande mondo.
Ciò che mi ha lasciato un po' più fredda è il perdersi dietro a tanti fatti e fatterelli, ricordi, episodi che alla fine sono fini a se stessi.
In una sonnolenta cittadina del profondo Sud degli Stati Uniti l'avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d'ufficio di un afroamericano accusato di aver stuprato una ragazza bianca. Riuscirà a dimostrarne l'innocenza, ma l'uomo sarà ugualmente condannato a morte. Questo, in poche righe, l'episodio centrale di un romanzo che da quando è stato pubblicato, oltre cinquant'anni fa, non ha più smesso di appassionare non soltanto i lettori degli Stati Uniti, ma quelli di tutti i paesi del mondo dove è stato tradotto. Non si esagera dicendo che non c'è americano che non l'abbia letto da bambino o da adolescente e che non l'abbia consigliato a figli e nipoti. Eppure non è un libro per ragazzi, ma un affresco colorito e divertente della vita nel Sud ai tempi delle grandi piantagioni di cotone, dei braccianti neri che le coltivavano, delle cuoche di colore che allevavano i figli dei discendenti delle grandi famiglie dell'Ottocento, della white trash, i "bianchi poveri" abbrutiti e alcolizzati; e anche, purtroppo, delle sentenze sommarie di giurie razziste e degli ultimi linciaggi americani della storia. Quale il segreto della forza di questo libro? La sua voce narrante, che è quella della piccola Scout, la figlia di Atticus, una Huckleberry Finn in salopette (dire "in gonnella" sarebbe inesatto, perché Scout è una maschiaccia impertinente e odia vestirsi da donna) che, ora sola ora in compagnia del fratello maggiore e del loro amico più caro (ispirato all'autrice dal suo amico d'infanzia Truman Capote), ci racconta la storia di Maycomb, Alabama, della propria famiglia, delle pettegole signore della buona società che vorrebbero farla diventare una di loro, di bianchi e neri per lei tutti uguali, e della vana battaglia paterna per salvare la vita di un innocente.
IL BUIO OLTRE LA SIEPE
di Harper Lee
Feltrinelli | Universale economica Feltrinelli | 352 pagine
ebook €6,99 | cartaceo €11,00
05 dicembre 2019 | link affiliato Amazon
Alla prossima
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