Recensione: Diritto di Sangue - Gigi Paoli
Buongiorno lettori!
Le giornate si stanno allungando e le cose da fare pare che si siano moltiplicate. Ieri tra un giro qua e uno là ho terminato la lettura di un libro che aspettavo con tanta ansia e, soprattutto, tanto affetto perchè è di un autore che stimo e ammiro. Dai che avete capito di che libro sto parlando. Uscito per Giunti il 9 marzo, è tornato in libreria Gigi Paoli con un nuovo e attesissimo libro con Carlo Alberto Marchi protagonista, Diritto di sangue. Ringrazio l'ufficio stampa Giunti e l'autore per la copia del libro!
Ho scelto di vivere, di andare avanti, di essere a mia volta padre e non più figlio di un fantasma. E non ho ombre del passato che oggi mi tormentano. No. È andata così. Un mio amico dottore dice sempre che solo i malati sono convinti che la medicina sia una scienza esatta. Lo stesso vale per la giustizia. non c'è niente di esatto. E lei m'insegna che la verità processuale, talvolta, è ben diversa dalla verità dei fatti.
Gigi Paoli ci aveva lasciato alla fine del libro precedente lì a fissare quella maledettissima ultima riga. Occhi sbarrati, fiato corto, un urlo strozzato in gola. Quella riga ci ha fatto pensare di tutto e di più, ci ha fatti arrabbiare ma ci ha dato anche un segnale: niente sarebbe stato più come prima. E così è, perchè all'inizio di Diritto di Sangue troviamo un Carlo Alberto Marchi diverso, piegato nel fisico, ricomposto, saldato alla bell'e meglio, con una forte dipendenza dal Fentanyl e ancora davanti a sé lunghe settimane di riabilitazione dopo quella caduta sul cemento di Gotham, il Palazzo di Giustizia. Prima della botta il vuoto. Dopo solo quel dolore fortissimo alla schiena e il continuo fischio nelle orecchie, regalo del dolore e del contraccolpo psicologico. In malattia dal lavoro che tanto ama, Carlo però non riesce a stare lontano dal Nuovo, nonostante il direttore che gli tocca, e soprattutto dal caso di omicidio che ha colpito la città: il proprietario del chiosco di panini del parco delle Cascine è stato ucciso, un colpo preciso in fronte, due al petto. Tutto qua? Il vero botto viene quando si scopre che il morto non era uno qualunque, nel suo passato c'era infatti una stella rossa a cinque punte e un nome, le Nuove Brigate Rosse. Ancora una volta, tutto qua? Eh no, perchè questa morte tocca anche Carlo, sul personale.
Credo di dirlo ogni volta, questo è il libro più bello di questa serie. Beh, non mi posso esimere dal dirlo anche questa volta. In questo quinto appuntamento con Carlo Alberto Marchi, Gigi Paoli ci spalanca un portone sull'animo del suo protagonista e ce ne racconta il passato, a partire da quel padre perso sul finire del secolo scorso, troppo presto e nel momento sbagliato. Ma non solo!
Il finale del libro precedente ci aveva lasciati col fiato sospeso, a fissare Carlo cadere e poi su un letto d'ospedale. Ora che da quel letto è uscito e cerca ancora di capire la frase "lei è stato fortunato", Carlo ci appare tanto indifeso e stortignaccolo come non lo avevamo mai visto. Il dolore è forte, ancora di più lo è rivangare il passato, pezzo dopo pezzo, prima un'impronta, poi un bossolo, quindi il frame di un video. Il solito puzzle da dover mettere insieme e ricomporre. Ma questa volta il puzzle è la sua vita e per ogni pezzo messo al posto giusto qualcosa (o qualcuno) ne sposta altri dieci. Il mondo in cui deve indagare infatti non è solo quello della malavita, è molto di più, è quello del terrorismo di casa nostra, della lotta armata rivoluzionaria per il comunismo.
Diciamo che se finora non vi eravate affezionati a Carlo Alberto, magari distratti dal caso di turno, questa volta il libro è tutto solo lui, in ogni sfaccettatura e in ogni riga. C'è il suo dolore, la sua ansia perchè la figlia Donata sta crescendo (segnatevi pagina 63... fatto? Bravi...), la sua voglia di giustizia che parte da quel diritto di sangue che dà il titolo a tutto, ma c'è anche un suo sguardo al futuro, a quello che potrebbe essere.
Rileggere Gigi, ritrovare Carlo Alberto è sempre bello, una vera e propria rimpatriata davanti a un romanzo che si fa leggere in un soffio, che ha uno stampo giornalistico ma che ti dà molto di più, che risplende della penna (dai, fatemi sognare per un momento e non pensare che ci sia sempre un computer) del suo autore e che ti tiene incollata alle pagine.
Dopo mesi di coma e buio totale, Carlo Alberto Marchi è finalmente uscito dall’ospedale, ma la sua rocambolesca caduta dalla passerella di “Gotham”, il Palazzo di Giustizia di Firenze, ha lasciato pesanti conseguenze fuori e dentro di lui: è dipendente dagli antidolorifici, si muove con una stampella ed è tormentato da un fischio continuo nelle orecchie che gli toglie perfino il sonno. Costretto a stare lontano dal lavoro al giornale, si consola con l’affetto della figlia Donata e l’inatteso ritorno dell’ex fidanzata Olga. Ma non è facile starsene a casa mentre la sua cronaca giudiziaria è stata affidata a una rampante collega, che, come se non bastasse, ha fama di essere piuttosto in gamba. Eppure, proprio nel momento più impensato, la vita lo chiama ancora a rapporto: il capocronista del Nuovo gli chiede ufficiosamente di sfruttare i suoi contatti per indagare su un omicidio che ha sconvolto Firenze. Nel meraviglioso parco delle Cascine, il polmone verde che di notte racchiude i lati oscuri della città, viene trovato ucciso Giorgio Mati, il gestore del leggendario furgone che distribuisce birra e panini ai viandanti notturni. Lo stesso Marchi ha concluso lì diversi turni, mangiando e bevendo insieme a poliziotti e trans. E ciò che rivelano le prime indagini ha dell’incredibile: il tranquillo paninaro nascondeva un passato cruento, che a poco a poco si incastra come un puzzle con gli anni più bui di Firenze. Ma soprattutto con un dolore che ha colpito la famiglia stessa di Marchi, e non ha mai avuto risposta. Una risposta a cui Marchi ha diritto. Un diritto di sangue.
DIRITTO DI SANGUE
(#5, Carlo Alberto Marchi)
di Gigi Paoli
Giunti | M | 312 pagine
ebook €10,99 | cartaceo €16,90
9 marzo 2022 | link Amazon affiliato
Alla prossima
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