Recensione: I delitti della salina - Francesco Abate
Buongiorno lettori!
E buon inizio ultima settimana di ottobre... si lo so, è un po' arzigogolato detto così.
Grazie ad Einaudi che me ne ha inviato una copia (alla velocità della luce) ho potuto leggere I delitti della salina di Francesco Abate ed ecco che ne penso...
I DELITTI DELLA SALINA
di Francesco Abate
Einaudi | Sile Libero Big | 296 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €18,00
13 ottobre 2020 | scheda Einaudi
Quando una delle sigaraie - le manifatturiere del tabacco - va a chiederle aiuto, Clara Simon non sa che fare. È una bella ragazza, con quegli occhi a mandorla ereditati dalla madre, una cinese del porto che, nonostante le differenze di classe, aveva sposato il capitano di marina Francesco Paolo Simon. Poi però è morta di parto e il marito è finito disperso in guerra. Così, Clara vive con il nonno, uno degli uomini più in vista di Cagliari, e lavora all'«Unione», anche se non può firmare i pezzi: perché è una donna, e soprattutto perché in passato la sua tensione verso la giustizia e il suo bisogno di verità l'hanno messa nei guai. Ma la sigaraia le spiega che i piciocus de crobi, i miserabili bambini del mercato, stanno scomparendo uno dopo l'altro e, di fronte alla notizia di un piccolo cadavere rinvenuto alla salina, Clara non riesce a soffocare il suo istinto investigativo. Grazie all'aiuto del fedele Ugo Fassberger, redattore al giornale e suo amico d'infanzia, e al tenente dei carabinieri Rodolfo Saporito, napoletano trasferito da poco in città e sensibile al suo fascino, questa ragazza determinata e pronta a difendere i più deboli attraversa una Cagliari lontana da ogni stereotipo, per svelarne il cuore nero e scellerato.
Clara Simon è la prima e unica giornalista donna della Sardegna. Siamo ad inizio '900 e, in un mondo che sta cambiando, i pregiudizi restano gli stessi, soprattutto se, sì fai parte di una famiglia in vista di Cagliari, ma sei di origine cinese da parte di madre. In realtà le cose per Clara non vanno molto bene perchè in redazione l'hanno messa a correggere bozze per punirla della sua avventatezza. Così, quando fiuta la notizia, insieme all'amico di sempre Ugo e al tenente dei carabinieri Rodolfo Saporito, si mette sulle tracce dei piciocus de crobi, i bambini che lavorano al mercato che stanno scomparendo nel nulla.
Il mio primo incontro con Francesco Abate è andato bene ma non benissimo. Bene perchè la storia mi ha preso e scoprire il mistero della sparizione dei bambini che vengono a tutti gli effetti sfruttati nel mercato di Cagliari mi ha incuriosito. Non benissimo perchè ho incontrato due grossi intoppi, in un certo senso collegati tra loro. Il primo è senza dubbio Clara, la protagonista, giovane rampolla della ricca famiglia Simon, figlia del disperso capitano Simon e della defunta moglie cinese. Clara non è un personaggio empatico, che susciti simpatia nel lettore. Inizialmente può sembrare una mosca bianca in un mondo che la evita e la ghettizza, ed è anche vero, ma il suo carattere ribelle, le sue scelte a volte avventate e il suo essere ogni tanto un po' acida me l'hanno resa in più punti antipatica, scostante, se non addirittura fredda. Non siamo entrate in sintonia neanche per un momento. Inoltre non l'ho percepita adatta al suo tempo. Siamo nella Cagliari di inizio '900 ma Clara è troppo moderna, troppo diversa, troppo oltre e, se da un lato è interessante nell'economia del racconto, dall'altro è un aspetto che viene troppo esasperato e che presto troviamo in altri elementi del libro, in un linguaggio da cui poco si evince l'ambientazione storica e geografica (tolto qualche nome caratteristico del luogo e pochi, pochissimi, termini dialettali), in relazioni sociali troppo simili a quelle moderne. È come se ci fosse autenticità a fasi alternate e questo mi ha fatto perdere un po' l'atmosfera.
Per quanto riguarda il giallo l'ho trovato coinvolgente, un po' complicato in alcuni momenti con eventi in più, ma comunque ben costruito. Ma soprattutto con la scusa dei delitti e delle scomparse l'autore pone l'accento sulle condizioni di vita della popolazione cagliaritana e sarda, fatta di grandi sacrifici, di grandi difficoltà, di corruzione e di violenza. Ecco, riallacciandomi al problema che avevo riscontrato, ho trovato qui il senso della Storia, quella vera autenticità, quell'atmosfera riarsa dal sole, carica di gusto salino, ma anche impregnata dal fetore della povertà e della discriminazione, agitata dalle lotte sociali che invece mi è mancata con i personaggi in generale e quelli principali in particolare.
In conclusione, è stato un incontro riuscito a metà, che non mi ha convinto e che, ipotizzandolo come serie, non mi spinge a proseguire con la lettura di un eventuale secondo libro.
Alla prossima
Crediti
Antica salina di Cagliari (foto @vistanet.it)
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