Recensione: La salita dei saponari - Cristina Cassar Scalia
Buongiorno lettori!
Ve lo dico subito, oggi sono emozionata!! Quindi si, recensione strana!!! Vi mancavano eh?
Ho scoperto questa autrice in pieno lockdown grazie alla vocina della Bacci che mi diceva "leggi Lallì, leggi!" e nel giro di pochi giorni ho letto i primi due libri di questa serie. Il terzo doveva uscire da lì a breve, poi per ovvi motivi tutte le uscite sono slittate, ma finalmente ieri è approdato in libreria! Io però grazie all'ufficio stampa Einaudi (che ha reso questo donnino felice felice) ho potuto leggerlo in anteprima. Bravi lettori, avete indovinato (ok, un aiutino pure il titolo ve lo ha dato però... furbetti), sto parlando de La salita dei saponari di Cristina Cassar Scalia, terzo caso del vicequestore Vanina Guarrasi.
LA SALITA DEI SAPONARI
(Vanina Guarrasi, #3)
di Cristina Cassar Scalia
Einaudi | Stile Libero Big | 312 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €18,00
16 giugno 2020 | scheda Einaudi
Solo un caso molto complesso può distogliere, anche se per poco, il vicequestore Vanina Guarrasi dalla caccia ai propri fantasmi e riportarla in azione. Anzi, qualcosa di più di un caso: un intrigo internazionale all'ombra dell'Etna. Esteban Torres, cubano-americano con cittadinanza italiana e residenza in Svizzera, viene trovato morto nel parcheggio dell'aeroporto di Catania; qualcuno gli ha sparato al cuore. L'uomo ha un passato oscuro, e girano voci che avesse amicizie pericolose, interessi in attività poco pulite. Eppure le indagini sono completamente arenate: nessun indizio che riesca a sbloccarle. Questo finché a Taormina, dentro un pozzo nel giardino di un albergo, si scopre il cadavere di Roberta Geraci, detta «Bubi». Torres e Bubi si conoscevano. Molto bene. Con l'aiuto della sua squadra e dell'immancabile Biagio Patanè, commissario in pensione che non ha perso il fiuto, Vanina riporterà alla luce segreti che hanno origine in luoghi lontani. Ma non potrà dimenticare gli incubi che la seguono fin da quando viveva a Palermo. Questioni irrisolte che, ancora una volta, minacciano di metterla in pericolo.
Forse dalla sua vecchia vita non era mai uscita del tutto. La febbre che l'aveva accompagnata per anni, giorno e notte, costringendola a scavare, scavare anche a mani nude, per abbrancare qualunque traccia che fetesse della fogna contro cui lei combatteva ogni giorno, e smontarla e rimontarla finché non l'avesse portata dritta dritta da qualcuno - chiunque, purché venisse da quella cloaca, meritava di finire dentro - quella febbre non l'aveva mai davvero abbandonata. Era lì latente, pronta a risalire, ad armarle la mano e a caricarla d'odio. Un odio così profondo che avrebbe annientato per prima lei stessa.
Dopo poche settimane, felice come una Pasqua, posso ritrovare Vanina Guarrasi! Prendo, rivado a Catania e... Come?? Il vice questore non c'è?? Partiamo subito con una sorpresa, perchè Vanina, che della squadra mobile di Palermo non voleva più saperne, tanto da rifiutarne la prestigiosa direzione, proprio qui alla Catturandi la troviamo, giusto un paio di settimane di trasferta per cercare di catturare Salvatore Fratta, detto Bazzuca, che dai sei anni è la sua preda più ambita. Due settimane appena, giusto il tempo per confondere ancora un po' il suo rapporto col magistrato Paolo Malfitano, per poi dover tornare di corsa a Catania. Un nuovo caso, infatti, coinvolge la squadra mobile, un morto ammazzato trovato nel parcheggio dell'aeroporto, un cubano, naturalizzato statunitense, con passaporto anche italiano e residente in Svizzera. Insomma, un casino fino dall'inizio, lasciatemelo dire. Anche perchè, poco dopo, un cadavere viene trovato nel pozzo del cortile di un prestigioso hotel di Taormina, una donna che aveva un legame con l'italo-cubano-statunitense un po' svizzero.
Trecastagni (Foto di @Salvo Pappalardo) |
Protagonista del romanzo è sempre Vanina Guarrasi, un personaggio che ho sempre definito tanto complesso quanto fragile, un misto di luci e di ombre, con un passato che non le ha risparmiato un grande dolore e una grande paura. Vanina torna in questa terza storia più tormentata che mai, divorata da quell'insonnia che niente riesce a combattere, custode di segreti suoi e altrui. Anche in questa terza indagine abbiamo una doppia Vanina, il vicequestore che grazie al proprio intuito porta avanti un caso molto complicato di sapore internazionale, ma anche la donna che continua a fuggire da una possibile felicità a causa di quei fantasmi che si nascondono negli angoli bui della sua esistenza e che, nei momenti meno opportuni, spuntano fuori. E sono questi fantasmi che la inondano di dubbi e domande, di ansia e panico, che la fanno salire sulla sua Mini per farsi i 200 km che separano Catania dalla sua Palermo, lei da Paolo.
A girare intorno a Vanina e al caso di omicidio poi c'è tutta una miriade di personaggi, diciamo, secondari ma che in più di un'occasione equilibrano il racconto. Il commissario in pensione Patanè con la di lui gelosissima consorte Angelina; Bettina, la padrona di casa che non manca una cena per sfamare Vanina che altrimenti caperebbe a sigarette e cibo d'asporto (per carità, io una vita ad arancini pure pure eh, ma quando Bettina propone la parmigiana....); la squadra agli ordini della Guarrasi, ognuno con il suo piccolo o grande problema. Insomma, non si fa fatica ad entrare in empatia con questo gruppo eterogeneo di personaggi, che movimentano ancora di più la vita della protagonista e la lettura di noi lettori.
E l'omicidio? Se nei due casi precedenti il raggio d'azione non si spostava dalla Sicilia, questa volta sembra che il vicequestore debba ampliare lo sguardo oltre oceano, con un aumento di scartoffie e tempi di attesa che Vanina non è disposta a subire. E non lo farà. Zizzagando tra ipotesi, video chiamate con Miami e, ovviamente, il suo intuito (ma anche quello di Patanè), la Guarrasi arriverà a capo di un duplice omicidio che forse lo è e forse no, che internazionale certo è ma anche tutto esclusivamente siculo. A me piacciono questi misteri dal doppio volto, che ti portano a fare un tuffo nel passato, in questo caso addirittura cubano, che ti spintonano verso una risoluzione per poi farti lo sgambetto e farti capire che non avevi capito niente o quasi.
Sto amando questa serie, ma in particolare La logica della lampara e La salita dei saponari hanno fatto breccia nel mio cuore, con il loro linguaggio così tipico ma non ostico (lo ammetto, un paio di termini li ho dovuti chiedere a La Libridinosa e a La spacciatrice di libri che di zona sono, ma io abito in Romagna da 32 anni e del dialetto non ho mai capito un'h, quindi non faccio testo), la loro ambientazione che in un attimo ti fa sentire a casa, circondata dai profumi degli agrumi e ti fa sentire quel sottilissimo strato di cenere nera sotto le dita, ma soprattutto con una protagonista dura solo in apparenza, testarda per davvero, che non si fa attrarre dalla risoluzione facile del caso e che finché non ne è convinta non chiude proprio un bel niente, ma che contemporaneamente vive una relazione che non è una relazione, allontana ciò che le farebbe bene per non distruggerlo a sua volta, ma non riesce comunque a starci lontana. Ha senso tutto ciò? Non lo so, ma è esattamente quello che provavo in ogni momento di insonnia, in ogni telefonata non risposta, in ogni spunta grigia che non diventava mai blu.
Alla prossima
Ringrazio la casa editrice Einaudi per avermi inviato copia del romanzo.
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