Recensione: L'anno in cui imparai a leggere - Marco Marsullo

by - novembre 20, 2019

Buenos dias lectores!!
¿Cómo están? .... ops... scusate sono ancora tarata sull'ispanoablante... ehm dicevo...

Buongiorno lettori!
Come state? Eh scusate questa intro un poco spagnoleggiante, ma tranquilli non medito il trasferimento e non ho rivisto per la duecentesima volta Il Ciclione (anche se...). Sono invece reduce da una delle letture più divertenti e toccanti di questo 2019 che, grazie al cielo, sta giungendo pianin pianino a conclusione. Sto parlando ovviamente di L'anno in cui mi imparai a leggere di Marco Marsullo. Facciamo così, io ora ve ne parlo ma voi intanto preparatevi ad andare in libreria (serie... quelle scarpe???) o magari ordinatelo direttamente online così manco dovete mettere piedino fuori di casa (con quelle scarpe poi meglio evitare, lo dico per voi...).


L'anno in cui imparai a leggere
di Marco Marsullo
Einaudi | Stile Libero Big | 280 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €18,00
22 ottobre 2019 | scheda Einaudi



Niccolò ha venticinque anni ed è innamorato perso di Simona. Così quando lei, bella e inquieta, parte mollandogli suo figlio Lorenzo, lui decide di prendersene cura, sebbene quel moccioso di quattro anni non lo abbia mai accettato e di notte lo sbattesse puntualmente fuori dal letto. Niccolò non ha mai fatto il padre, e non sa come gestire capricci, routine, amichetti che giocano a fingersi d'improvviso morti e primi batticuori. In più, a complicare le cose, ci si mette anche il padre naturale. Riccioli scompigliati e chitarra in spalla, è arrivato dall'Argentina per incontrare il piccolo, e si è installato in casa senza alcuna intenzione di andarsene. Innamorati della stessa donna, lui e Niccolò si detestano, e il bambino non riconosce un ruolo a nessuno dei due. Eppure, giorno dopo giorno, tra litigi e partite a pallone, pigiama party e impreviste abitudini, questi tre «ragazzi» abbandonati imparano ad appoggiarsi l'uno all'altro, per sorreggersi insieme contro il mondo.
I bambini, quando ti regalano un metro, te ne chiedono in cambio due. A differenza dei cuccioli delle altre specie, non basta farli giocare e fargli le coccole. Devi dargli ogni cosa, la leggerezza e l'intensità, la serietà e la sincerità più grande che puoi. Tutto ciò che non sei mai riuscito neanche a dare a te stesso.

Parlarvi della storia di Niccolò, Lorenzo e Andrés non è semplice perchè vi vorrei raccontare ogni singola pagina, ogni singolo giorno di questo anno che un po' per forza e un pò per ostinazione hanno passato insieme. Ma così vi riscriverei il libro e autore e casa editrice potrebbero aversene a male (non si fa, no no). Quindi per parlarvi di questo trio scompagnato, di questa famiglia allargata e un po' perpendicolare, di questi Los Tres non potrò far altro che raccontarvi le mie modeste impressioni.

Foto @La Biblioteca di Eliza
Ho iniziato il libro pensando che Niccolò fosse un cretino. Eh si. Ma avanti: ha venticinque anni, un libro di successo sul groppone, una pagina bianca con tanto di cursore lampeggiante davanti e che fa? Non solo si butta a capofitto in una relazione con Simona, conosciuta da appena cinque minuti, ma addirittura si prende la responsabilità di tenere Lorenzo, il figlio quattrenne di lei. Insomma, sulle prime tutto dritto non sembra.  Ma chiamatelo colpo di fulmine, leggerezza dei 25 anni o follia latente, sta di fatto che le cose vanno così. Poi Lorenzo non è mica uno zucchero di bambino, è più un piccolo diavolo della Tasmania sotto mentite spoglie. Tutto qua? Eh no, pare facile. Perchè un bel giorno suona alla puerta niente meno che il disperso padre argentino del piccolo Lorenzo, Andrés, musicista spiantato, ovviamente ispanoablante e anche, passatemi il francesismo (oggi qui sembra di stare all'ONU), un bel po' paraculo. Inizierà così tra un ovino Kinder, una lettera a Babbo Natale e una recita di Carnevale un anno in cui questo trio delle meraviglie non solo dividerà tetto e biscotti ma in cui nascerà sotto i vostri occhi una vera e propria famiglia. Un anno, o poco meno, iniziato con una telefonata ad una scarpa (che si fa pur di raccattare l'attenzione di un bimbo...), che racchiude la fatica di farsi accettare, la voglia di conoscersi e l'amore infinito che solo due padri, uno vero e uno acquisito, possono dare, e che si conclude con 30 pagine di lacrimoni, fazzoletti sparsi per mezzo divano e il cane che ti guarda perplessa mentre cerchi di raccattare i pezzetti del tuo cuoricino appena sbriciolato.

Marsullo ci propone una storia toccante e intensa, ma lo fa col sorriso sulle labbra e la risata contagiosa, di quelle che ti fanno venire mal di pancia (Laura La Libridinosa ha addirittura trovato degli addominali!!). Le tragicomiche avventure di Niccolò per riuscire a trovare il suo spazio nel cuore di Lorenzo, tra la mamma lontana, l'amico Peppino vero e proprio star dell'inscenare suicidi e il redivivo Andrés, non fanno altro che farti ridere ma anche riflettere sul concetto di famiglia. Ed in fondo è quello che ho sempre pensato: la famiglia non nasce dai legami di sangue, o almeno non solo. La famiglia a volte si sceglie, si crea e si cura, la si fa crescere piano piano. La famiglia, quella vera, quella che è lì nel momento del bisogno, quando la ragazza dei tuoi sogni ti spezza il cuore anche se hai solo quattro anni , è lì pronta ad inscenare un suicidio con il ketchup pur di tirarti su il morale.

Perchè i figli non sono solo di chi ci mischia dentro il corredo genetico. I figli sono di chi se ne prende cura, di chi scova un ultimo granello di energia per loro, la sera, dopo una giornata infernale. I figli sono di chi, senza pensarci troppo su e senza una garanzia, si innamora di loro, anche se hanno gli zigomi di un'altra persona. 

Questo libro raccoglie in se una storia speciale, non fatta di recriminazioni o lamentale, ma di amore e voglia di creare qualcosa di speciale per Lorenzo, vero fulcro di tutto. E non importano i capricci per non lavarsi i denti, le urla, le porte sbattute. Quelli che rimangono impressi sono gli occhi colmi di affetto di Niccolò e Andrés che lo guardano dormire o le urla di gioia nel parare un rigore con indosso la maglia del Napoli. Nei suoi quattro anni Lorenzo insegna a questo duo male assortito, ma che alla fine si vuole un bene dell'anima, a guardare bene ciò che sia ha intorno, a non dare per scontato la normalità, a parlare con gli occhi e non solo con le parole e che nella vita non ti devi sempre chiedere il perchè.

Che, tano, hay veces en la vida en que non devi preguntarte siempre el porqué!

In questo anno strano e faticoso che mi sono trovata a vivere stavo un po' disperando di trovare una lettura così, che riuscisse nell'arduo compito di alleggerirmi l'animo ma di pesarmi anche un po' sul cuore, di farmi ridere e poi piangere a dirotto. La bellezza di questo libro è stata proprio nella sorpresa continua di avere ancora qualcosa di cui ridere, qualcosa da scoprire con Niccolò e una nuova perla di saggezza di Andrés.

A la próxima vez


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