Recensione: La scatola di cuoio - Gianni Spinelli

by - ottobre 25, 2019

Buongiorno lettori!
Oggi vi parlo di un libro dalla storia particolare, che per certi versi mi ha incantata ma che per altri mi ha lasciato col dubbio. Si tratta di La scatola di cuoio di Gianni Spinelli, per la cui copia ringrazio l'ufficio stampa Fazi Editore.


La scatola di cuoio
di Gianni Spinelli
Fazi Editore | Le meraviglie | 213 pagine
ebook €7,99 | cartaceo €16,00
24 ottobre 2019 | scheda Fazi Editore


Un’insolita favola nera sull’invidia, l’avidità e i più bassi sentimenti umani.
Alla fine degli anni Cinquanta, in un paesino sperduto della Basilicata, un frate maledetto dal diavolo più che benedetto dal Signore mette su in maniera poco chiara una notevole ricchezza; in più, a casa di don Pantaleo, si sussurra, avvengono cose strane. «Il demonio è più castigato del Provinciale» affermano i suoi compaesani, immaginando che diverse donne “pittate” passino la notte nella sua casa-convento. Finché, un giorno, don Pantaleo viene ritrovato morto, accasciato su una scatola di cuoio. Parte subito un’indagine ma nel frattempo l’eredità del religioso – soldi, case e terreni – finisce nelle mani dell’arcigna donna Marta, moglie di un nipote e a sua volta non più giovanissima. Da qui avrà inizio una sanguinosa battaglia per l’eredità: tra cause intentate dai parenti, in un Sud all’inseguimento del bottino, la vicenda assumerà un carattere grottesco. Tra colpi di scena e agnizioni, in palio il succoso lascito di don Pantaleo, si snoda l’intera trama di questo libro, a metà tra la favola nera e un vero e proprio giallo, finché il mistero legato al testamento si scioglierà in un sorprendente finale che avrà tutto il sapore di una beffa.
Con uno stile ironico e una scrittura brillante, Gianni Spinelli costruisce una storia piena di sorprese in cui l’eco dei grandi classici del genere favolistico, da Barbablù al Canto di Natale, si mescola alla satira di costume per una riflessione in forma di commedia sui sette vizi capitali, con al centro una misteriosissima scatola.



Anni '50, nel paesino di San Clemente tutto sembra ruotare intorno a don Pantaleo, un frate che del frate in realtà ha ben poco, prima di tutto la nomea. Ricco e con le mani in pasta un po' ovunque, don Pantaleo è stimato e temuto, ma sotto sotto anche chiacchierato e protagonista dei pettegolezzi del paese. Avido, criminale, insaziabile, dedito a qualsiasi vizio. Sta di fatto che tutti sanno ma nessuno accusa seriamente. Ma quando don Pantaleo muore scatta una vera e propria lotta per l'eredità che attraverserà due generazioni della sua famiglia e non vedrà soluzione se non molti anni dopo grazie proprio ad una scatola di cuoio.

Foto @bauliscatole.blogspot.it

Ho iniziato questo libro spinta dalla curiosità di capire che ci fosse dentro questa scatola. Le prime pagine mi avevano messa in allarme rosso, perchè non ci stavo capendo molto. Mi sono dovuta adattare un attimo alla scrittura di Spinelli, ma devo dire che poi è stato molto divertente leggere questa storia che è un giallo ma non nel senso puro del termine, che è un noir ma non a pieno titolo. Spinelli infatti usa un po' la scusa del mistero e del giallo, del testamento e dell'eredità per mettere in mostra la natura umana più oscura e sporca, quella fatta di invidia, ripicche e meschinità. Porta sul palcoscenico di questo paesino, un sistema chiuso e piegato su se stesso, i vizi capitali, le turpi perversioni e l'ingordigia che caratterizza una famiglia davanti ad una grossa eredità, accumulata già di per se in modo non del tutto onesto.

Foto @google.com
La scrittura di Spinelli mi è piaciuta, divertente e ironica, ma anche brillante; sa trascinare il lettore, lo porta avanti capitolo dopo capitolo senza fatica. Certo, la famosa scatola appare all'inizio per poi essere accantonata per una buona metà del racconto, però è proprio lei a portare alla soluzione del caso, grazie anche ad Antonio, erede della scatola; lui che sembra l'unica anima candida del racconto invece non disdegna una sana vendetta finale. Proprio come fosse una rappresentazione teatrale, l'autore porta in scena tanti attori, tanti personaggi che fin dalle prime battute diventano maschere dei vizi che li contraddistinguono: donna Marta l'ingorda accumulatrice di roba, Enrica la lussuriosa, Giuseppe l'accidioso, e così via. Personaggi negativi, scelti ad hoc per questa sorta di favola nera, che per certi versi mi ha ricordato le atmosfere di Andrea Vitali, con i carabinieri pasticcioni, il paesani impiccioni e il paesino che rappresenta un piccolo mondo autonomo.

Ho faticato un po' a decidere che voto dare a questo libro, perchè mi è piaciuto ma credo manchi di qualcosa, mi ha incuriosita ma all'inizio anche un po' intimorita. È stata una lettura che è arrivata nel momento giusto, in cui avevo bisogno di qualcosa di collegamento, di qualcosa che non fosse il solito giallo ma neanche della semplice narrativa.

Alla prossima



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1 comments

  1. Leggerò a breve questo romanzo che mi incuriosisce molto. Il titolo è carico di mistero e la tua bella recensione mi fa pregustare una buona lettura :)

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