Buongiorno lettori!!
Ah quanto mi siete mancati!! Ma ditemi un po', come state? Che fate di bello? Io continuo a stare nel mio ufficetto pieno di impicci, casini vari e casi umani. Sono per lo più stanca morta ma devo dire che sta andando quasi tutto bene, speriamo che continui così per tutta l'estate.
Sto anche leggendo, non tantissimo, ma mi mantengo in esercizio e almeno qualche paginetta tutte le sere la porto avanti. Ad inizio giugno è uscito il nuovo libro di Caterina Bonvicini, Fancy Red, ed avendo amato alcuni suoi romanzi precedenti non potevo non correre in libreria ad acquistarlo. Ecco il mio giudizio a riguardo...
Fancy Red
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TRAMA
Lindos, Grecia. È una notte d'estate. Un uomo si sveglia in una lussuosa camera da letto che non riconosce. Sdraiata accanto a lui c'è una ragazza che sta piangendo. Distesa a terra, un'altra donna. È sua moglie Ludovica: morta. «Sei stata tu?» chiede alla ragazza. «No, sei stato tu» risponde lei. Lui è Filippo, fa il gemmologo per Sotheby's. L'incontro con Ludo risale a cinque anni prima: lei, giovane e ribelle, figlia di un finanziere milanese, vuole vendere tutti i gioielli della madre, appena ereditati. Tranne uno: un Fancy Vivid Red, il rarissimo diamante rosso che porta al naso, montato come un piercing. A Filippo i diamanti piace guardarli, non possederli, è la sua regola da sempre. Ma la infrange quando si innamora di Ludo e del suo Fancy Red. Lì comincia la sua fine. Nel giro di sei mesi lui e Ludo sono sposati. Si amano molto, di un amore geloso e passionale, fatto di tradimenti veri e presunti, in un gioco erotico che li porta ai quattro angoli del mondo, da Lisbona a Cuba, dalle Fiandre all'Argentina, alla ricerca dell'avventura perfetta. Di quella notte fatale in Grecia, Filippo non ricorda nulla. Sa solo che lui e la ragazza, nel panico, si sono sbarazzati del corpo, buttandolo in mare. Ludo, per tutti, è annegata durante una nuotata. Ma dieci mesi dopo il diamante ricompare e il caso viene riaperto. Il Fancy Red è tornato, come un fantasma destinato a perseguitare Filippo e a metterlo di fronte alle sue colpe. Può davvero essere stato lui a uccidere la donna che amava? E perché? Per gelosia? Quanto tempo ci vorrà prima che il padre di Ludo e la polizia lo scoprano? Chi è davvero la ragazza con cui lui e sua moglie hanno passato la notte? "Fancy Red" è un noir hitchcockiano, un thriller psicologico pervaso da una suspense costante, una storia d'amore il cui protagonista indiscusso è il desiderio, indomabile e capriccioso come Ludo e la sua pietra.
"Avevo di nuovo voglia di cercare la felicità , quella cosa che esiste quando pensi che fra un minuto potrebbe non esserci più. E l'ho trovata: con te. Non butterei mai via qualcosa che ho fatto tanta fatica a desiderare."
Come saprete ho amato alla follia il precedente libro di Caterina Bonvicini, Tutte le donne di, e il solo poterla incontrare, anche se brevemente, a Tempo di libri 2017 per me è stata una gioia immensa (si, ero tornata una quindicenne davanti al suo idolo, con tanto di salivazione azzerata, guanciotte rosso emozione e una leggerissima paresi). Potevo non leggere anche il nuovo romanzo? Sia mai!
Fin dalla sinossi e dalla quarta di copertina capiamo che si tratta di qualcosa di diverso rispetto ai precedenti romanzi. O meglio, resta il forte accento psicologico del racconto ma scopriamo nella scrittrice bolognese una vena noir che un po' confonde e un po' ammalia.
Al centro del romanzo non c'è Filippo, voce narrante, non c'è Ludò, la protagonista che appare solo nei flash back, ma c'è un Fancy Vivid Red, un diamante raro, rosso, dalle peculiari sfumature che lo rendono praticamente un esemplare unico e riconoscibile. Un piccolo ammasso di carbonio che ha visto crescere una ragazzina dal passato oscuro e complicato, l'ha vista amata da un padre sempre presente e da un marito con cui invece aveva un rapporto in bilico tra il desiderio e il capriccio. E, infine, l'ha vista anche morta in una stanza sconosciuta, insieme ad una ragazza appena incontrata e a Filippo stesso. Cosa è successo veramente a Ludò? E fino a che punto Filippo è colpevole?
Lo ammetto, la prima parte di questo romanzo mi ha spaventata. Non capivo, non riuscivo a trovare la Caterina Bonvicini che conoscevo, o meglio, si c'era lei, il suo stile, la sua analisi psicologica... ma dove voleva portare la storia di Filippo? No, niente, la via era del tutto smarrita!
Poi ad un certo punto la svolta, la rivelazione, quel quid che mi mancava e che ha magicamente reso chiaro tutto ciò che l'ha preceduto. I tasselli iniziano a trovare il loro posto e anche la vita squilibrata, al limite del complesso, di Ludò inizia ad avere un senso.
Mi sono rimasti però dei dubbi su questo romanzo. Tutta la parte del noir resta troppo marginale rispetto all'analisi psicologica e lo stesso diamante, che inizialmente sembra aver un ruolo fondamentale, diventa più un pretesto per dare inizio al giallo che un vero e proprio appiglio per raccontarci una storia densa e forte, una storia dalle mille sfaccettature che un po' confondono ma che arricchisco anche il racconto.
Lo avrete capito, il romanzo mi ha lasciata un po' confusa, come quando si ha la sensazione di aver già conosciuto una persona ma non ci si ricorda dove e quando, la faccia ci dice qualcosa, magari anche un piccolo tic o un movimento delle mani, ma non si riesce ad inquadrarla. Ecco, ho ritrovato la penna di Caterina Bonvicini, in tutto e per tutto, i suoi personaggi sempre fuori dagli schemi e controversi, il suo modo di dire e non dire, eppure.... non riesco ad associare tutto ciò a questa storia, mi manca un collegamento. È una sensazione strana, che mi da fastidio, perchè già solo per come è riuscita a presentarci Ludò senza farcela veramente conoscere o per come tratteggia l'ossessione di Filippo per i diamanti, ma non per il loro possesso, è qualcosa di speciale, che mi farebbe dare un cinque senza pensarci. Ma c'è quel maledetto collegamento, quella dicotomia all'interno del romanzo tra forma e contenuto che me lo hanno fatto vedere in tutt'altra maniera.
Fin dalla sinossi e dalla quarta di copertina capiamo che si tratta di qualcosa di diverso rispetto ai precedenti romanzi. O meglio, resta il forte accento psicologico del racconto ma scopriamo nella scrittrice bolognese una vena noir che un po' confonde e un po' ammalia.
Al centro del romanzo non c'è Filippo, voce narrante, non c'è Ludò, la protagonista che appare solo nei flash back, ma c'è un Fancy Vivid Red, un diamante raro, rosso, dalle peculiari sfumature che lo rendono praticamente un esemplare unico e riconoscibile. Un piccolo ammasso di carbonio che ha visto crescere una ragazzina dal passato oscuro e complicato, l'ha vista amata da un padre sempre presente e da un marito con cui invece aveva un rapporto in bilico tra il desiderio e il capriccio. E, infine, l'ha vista anche morta in una stanza sconosciuta, insieme ad una ragazza appena incontrata e a Filippo stesso. Cosa è successo veramente a Ludò? E fino a che punto Filippo è colpevole?
Lo ammetto, la prima parte di questo romanzo mi ha spaventata. Non capivo, non riuscivo a trovare la Caterina Bonvicini che conoscevo, o meglio, si c'era lei, il suo stile, la sua analisi psicologica... ma dove voleva portare la storia di Filippo? No, niente, la via era del tutto smarrita!
Poi ad un certo punto la svolta, la rivelazione, quel quid che mi mancava e che ha magicamente reso chiaro tutto ciò che l'ha preceduto. I tasselli iniziano a trovare il loro posto e anche la vita squilibrata, al limite del complesso, di Ludò inizia ad avere un senso.
Mi sono rimasti però dei dubbi su questo romanzo. Tutta la parte del noir resta troppo marginale rispetto all'analisi psicologica e lo stesso diamante, che inizialmente sembra aver un ruolo fondamentale, diventa più un pretesto per dare inizio al giallo che un vero e proprio appiglio per raccontarci una storia densa e forte, una storia dalle mille sfaccettature che un po' confondono ma che arricchisco anche il racconto.
Lo avrete capito, il romanzo mi ha lasciata un po' confusa, come quando si ha la sensazione di aver già conosciuto una persona ma non ci si ricorda dove e quando, la faccia ci dice qualcosa, magari anche un piccolo tic o un movimento delle mani, ma non si riesce ad inquadrarla. Ecco, ho ritrovato la penna di Caterina Bonvicini, in tutto e per tutto, i suoi personaggi sempre fuori dagli schemi e controversi, il suo modo di dire e non dire, eppure.... non riesco ad associare tutto ciò a questa storia, mi manca un collegamento. È una sensazione strana, che mi da fastidio, perchè già solo per come è riuscita a presentarci Ludò senza farcela veramente conoscere o per come tratteggia l'ossessione di Filippo per i diamanti, ma non per il loro possesso, è qualcosa di speciale, che mi farebbe dare un cinque senza pensarci. Ma c'è quel maledetto collegamento, quella dicotomia all'interno del romanzo tra forma e contenuto che me lo hanno fatto vedere in tutt'altra maniera.
Alla prossima
Crediti immagini:
emirates247.com, futura.unito.it
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