Recensione: La libreria dove tutto è possibile - Stephanie Butland

by - aprile 06, 2018

Buongiorno lettori,
anche questa settimana corta si appresta a finire. Sono stati giorni molto intensi qui sul blog, con tante letture e recensioni. Sembra essere, infatti, un buon periodo per leggere, meglio approfittarne! Quindi anche oggi vi propongo una recensione. Qualche giorno fa mi è arrivato La libreria dove tutto è possibile di Stephanie Butland dall'ufficio stampa Garzanti. Purtroppo, qualche intoppo postale me lo ha fatto recapitare tardi rispetto all'uscita, però sono contenta che alla fine sia arrivato. Il perché ve lo faccio scoprire con la recensione.

La libreria dove tutto è possibile
di Stephanie Butland
Garzanti | Narratori Moderni | 316 pagine
ebook €2,99 | cartaceo €17,90
8 febbraio 2018 | scheda Garzanti

TRAMA
Nel cuore di York, nel Nord dell'Inghilterra, c'è una piccola e fornitissima libreria. È il rifugio preferito della giovane Loveday Cardew. L'unico luogo che sia mai riuscita a chiamare casa. Solo qui si sente al sicuro. Solo qui può prendersi cura dei libri proprio come i libri si prendono cura di lei. Perché è attraverso le loro pagine che la giovane libraia riesce a comunicare le emozioni e i sentimenti più profondi: la solitudine di Anna Karenina; la gioia di vivere di La fiera della vanità; le passioni travolgenti di Cime tempestose. Fino al giorno in cui comincia a ricevere misteriosi pacchi ricolmi dei libri con cui è cresciuta, e inizia a pensare che qualcuno stia cercando di mandarle un messaggio. Qualcuno che, forse, la conosce bene e che conosce anche la sua infanzia, divisa tra una madre assente e una donna che ha cercato di esserne la sostituta. Un'infanzia piena di ricordi difficili. Loveday non ha la minima idea di chi possa essere e del motivo per cui il misterioso mittente si ostini a non lasciarla in pace. Sa solo che non può più continuare a nascondersi e a fare finta di niente: se vuole costruirsi un futuro diverso, migliore, deve affrontare il passato che ha fatto di tutto per lasciarsi alle spalle. Al suo fianco, pronto ad aiutarla a raccogliere il coraggio di cui ha bisogno, c'è il brillante e dolcissimo Nathan, poeta in erba, l'unico che sembra conoscere la strada per arrivare al suo cuore. A poco a poco, con i suoi versi pieni di speranza, riesce a scalfire il guscio che Loveday si è costruita intorno e a regalarle la promessa di una felicità che lei, in fondo, non vede l'ora di afferrare.

Amo i libri perché non dicono se va bene tatuarsi
O se è sbagliato avere pochi amici di cui fidarsi.
Amo i libri perché non gliene importa.

credits: pixabay
Sempre più spesso sento accaniti lettori e lettrici fuggire davanti a libri che nel titolo rimandino a librerie, libri e librai, soprattutto se a loro vengono attribuiti gli incredibili poteri di far scattare amori, trovar soluzioni impossibili, salvare vite, moltiplicare pani e pesci... Insomma libri come questo. Ammetto che in gran parte delle occasioni faccio parte di questo mucchio selvaggio, perché un titolo del genere quasi mai porta a qualcosa di interessante o almeno di non già visto. Ma in alcuni, rari, rarissimi casi ci provo, a volte va male (e vai di frustate sulle mani), altre invece il buon dio della lettura posa il suo sguardo benevolo su di me e mio fa pure l'occhiolino. Il libro di Stephanie Butland mi ha, infatti, sorpreso in maniera positiva. Mi sono buttata, c'ho provato e mi è andata bene. Lasciatemi però dire che il titolo per me non lo aiuta e camuffa un po' la sua vera identità, soprattutto se si pensa che quello originario è Lost for words, sicuramente più adatto.

York
(credits: wikipedia)
La storia che la scrittrice inglese ci propone è una storia abbastanza complessa che si muove su tre linee temporali e che ha come protagonista Loveday (ok, un momento di silenzio per il nome... grazie), una ragazza sicuramente atipica, che lavora appunto in una libreria di seconda mano di York, il Giro di parole. E' un tipo asociale, chiuso in se, che non fa amicizia e che soprattutto non parla mai di se, odia i clienti che la disturbano di continuo, il contatto fisico non necessario e lo stare al centro dell'attenzione. Poetessa segreta, si limita a lavorare, a ritornare nel suo appartamento dove legge e scrive. Punto. Fino all'incontro un po' fortuito un po' no con Nathan che la porterà ad aprirsi di più al mondo.
Direte: visto, rivisto, stravisto!! Non proprio perché c'è un motivo per cui Loveday è così e questo motivo ha le sue radici nel passato, nella vita con i suoi genitori.
Insomma la storia non è stravolgente, questo va detto, ma vi posso assicurare che piano piano vi incuriosisce. Certo, intuite quello che è successo, ma quello che non potrete capire fin dall'inizio è come finirà. Se anche Loveday è sicura di cosa ne sarà del suo rapporto con Nathan, voi lettori vi ritroverete a proseguire la lettura con una certa curiosità perché non sarete certo sicuri quanto lei. Vogliamo scommettere su chi avrà ragione?

Rischiavo di dimenticare che la storia con Nathan poteva avere soltanto un esito, e il finale non era quello in cui si trascorrono i weekend a costruire case sugli alberi per i bambini. Avremmo dovuto parlare.

Io mi sono affezionata a questa storia che nasce abbastanza in punta di piedi. L'inizio, infatti, stenta un attimo, non ti fa capire subito in che situazione ci troviamo; i successivi salti temporali spargono briciole di consapevolezza, sempre un po' di più, fino a darti un'idea abbastanza precisa del dolore che questa giovane ragazza ha sofferto e del trauma subito.

Capiamoci, si inizia che Loveday non sta simpatica. O almeno a me non lo era. E' un personaggio difficile da amare sulle prime, e lo dico io che sono orsa e asociale di mio! Loveday è un muro di gomma che respinge in continuazione e più provi ad avvicinarti a lei, più lontana ti rimanda indietro. Non vuole neanche provare ad avere un suo posto nel mondo, semplicemente non le interessa. Poi però la conosci meglio, capisci il suo passato, la immagini mangiare patatine sulla spiaggia con quella madre ora così lontana e non puoi non guardarla con un occhio diverso. Magari simpatica non ti diventa (no, non mi sta simpatica, succede), ma inizi a comprendere meglio perché è così, il perché di quella ironia mal espressa che a volte spunta fuori troppo tardi, il perché di certi atteggiamenti.
Whitby
(credits: Historic UK)

In conclusione, è un romanzo che stupisce, che parte piano ma che si fa amare. I temi trattati si rivelano affatto frivoli, anzi. Poche smancerie (grazie al cielo) allieteranno la vostra lettura, vi troverete invece un racconto incisivo, una storia profonda, fatta di poesia e di analisi personale. Quello che mi è piaciuto più di tutto è il fatto che alla fine Loveday non si stravolge come personaggio, non è che da ragazza introversa dopo 300 pagine diventa improvvisamente l'anima della festa, no. Resta fedele a se stessa e a quello che è stata ma con pizzico di novità, come un piccolo passo.

Alla prossima






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2 comments

  1. Beh, un libro che si è fatto desiderare... Mi incuriosisce, ottimo, aggiungo pure questo!

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