Recensione: Io qui, tu là - Mauro Zucconi

by - aprile 03, 2018

Buongiorno lettori,
passata la Pasqua è bene tornare subito attive. Aprile sarà un mese bello pieno grazie a tante nuove uscite e a qualche progetto, quindi preparatevi a tanti post. 
Iniziamo subito con la recensione di un libro che ho comprato appena sabato e che ho letto in poche ore, Io qui, tu là di Mauro Zucconi.

Io qui, tu là
di Mauro Zucconi
Fazi Editore | Le meraviglie | 219 pagine
ebook €7,99 | cartaceo €16,00
29 marzo 2018 | scheda Fazi Editore

TRAMA
Eugenio è uno scrittore la cui prima aspirazione è sempre stata quella di essere felice. A trentacinque anni, però, si ritrova stretto in una relazione frustrante, non ha veri amici, è sempre più solo, senza speranze né prospettive. Da troppo tempo ormai vive una storia soffocante con Addolorata: i due si disprezzano, stanno male insieme, ma non riescono a prendere l'unica decisione che sarebbe opportuno prendere, quella di lasciarsi. A salvare Eugenio dallo sconforto e dall'apatia che ormai caratterizzano le sue giornate è l'incontro telematico con un'intraprendente lettrice, nonché sua ammiratrice, che grazie a uno scambio di email dapprima sporadico, poi sempre più intenso, riuscirà a strappare il protagonista alla sua cronica insoddisfazione, dandogli motivo di rinnovare la sua voglia di vivere nella ricerca della felicità. Il vero amore alla fine soppianterà quello malato, portando la storia a un lieto fine che poteva non essere così scontato. I complicati meccanismi che regolano l'attrazione tra uomini e donne, portando spesso a fraintendimenti e inganni, sono al centro di questo libro che è un po' trattato filosofico, un po' diario di vita vissuta.


Eravamo due persone che, sapendo bene di dover andare in una certa direzione per raggiungere la felicità, stavano andando lentamente, come a bordo di una barca che scorre sulla superficie di un lago avvolto nella nebbia, sempre più nella direzione opposta.

Questo libro è stato un acquisto impulsivo. Una giornata iniziata storta, un po' di malumore e un salto in libreria hanno fatto il resto. Data la brevità mi sono subito buttata nella lettura che però ha un po' stentato.

Eugenio ha 35 anni, fa lo scrittore e da sei anni è fidanzato con Addolorata. Mai nome è stato più adatto visto che Addolorata è così, perennemente triste e musona, con le cuffie nelle orecchie, silenziosa al limite del mutismo. Eugenio la odia, e non lo dico tanto per dire. Stare con lei è per lui un vero e proprio dolore fisico, anela il momento in cui la lascia a casa dopo aver passato un intero fine settimana con lei. La tristezza della ragazza e della sua famiglia sono contagiosi e così anche Eugenio vive nella tristezza e nel silenzio questi anni. Perché non lasciarla quindi? Eugenio non ci riesce. Un po' l'abitudine , un po' la paura della solitudine, un po' il fatto stesso che quando ci prova Addolorata fa la cosa peggiore di tutte. Piange? Si arrabbia? Lo picchia? No, fa la gnorri. E tutto riprende come sempre. Però poi nella vita e nelle mail di Eugenio entra Viola. Che sia arrivato il momento di essere felici?

Non ho mai letto niente di questo autore, ma la storia mi incuriosiva. Mi sembrava trattasse l'amore e il non-amore da un'angolazione non scontata. E in effetti così è. Tra Eugenio e Addolorata non c'è amore, non c'è odio, non c'è niente. Chiamiamola apatia, indolenza, non lo so. Sta di fatto che quei due non dovrebbero stare insieme eppure ci stanno, settimana dopo settimana, tra un venerdì da lei e una domenica da lui, buttati sul divano, ognuno per se.
Ma il romanzo non si ferma qui. Perché in mezzo, tra Addolorata e Viola, l'amica speciale di Eugenio (non pensate male, ci hanno messo anni per diventare amici di penna e non vi dico quanto per incontrarsi la prima volta), c'è un mare, o meglio la vita del nostro protagonista. I genitori sempre presenti e  pronti a toglierlo dai pasticci, l'assenza di amici veri che quando la 147 ti pianta su una rampa della statale ti vengano a recuperare, una serie infinita di cose iniziate e non portate a termine.

Se io sono arrivato al punto in cui se resto a piedi non ho nessuno da chiamare per farmi venire a prendere tranne i miei genitori, allora vuol dire che in tanti anni non ho fatto molta strada dal punto di partenza.

Un romanzo questo ironico e divertente, che esanima i rapporti uomo donna, ma che non tralascia di parlarci di felicità e amicizia in maniera un po' cinica e un po' filosofica. Un romanzo volutamente lento e anche un po' apatico, che ha voluto infondere nel lettore le sensazioni che Eugenio sente nel trascinarsi, giorno dopo giorno, nella sua vita fatta di "specialisti" e Addolorati. Ecco anche se ho trovato un senso e un perché in questa lentezza, l'ho un po' patita, sentendomi a mi volta più che spinta alla lettura trascinata.
credits: pixabay
Eugenio però l'ho trovato un gran personaggio, a volte bambino, a volte vittima, non è uno deciso, tentenna e rimugina, le risposte adatte gli arrivano sempre troppo tardi, ha paura di tutto: l'aereo può cadere, il treno deragliare, la macchina avere un incidente e a piedi meglio di no, vuoi mai che un aereo caschi, un treno deragli o una macchina abbia un incidente proprio mentre passa lui e lo faccia fuori. Questo è Eugenio, una mente un po' contorta che cerca quella felicità che per troppo tempo lo ha abbandonato, dissolta da quella Addolorata che con il suo malumore e la sua insoddisfazione lo ha infettato.

E' una storia particolare quella raccontata, che va letta nella giusta ottica e forse anche con il giusto umore, ma che portandoli ai limiti mette alla luce tanti comportamenti comuni e su cui il protagonista ci porta a riflettere con le sue continue digressioni.
Non mi è dispiaciuto, non in toto, avrei forse dovuto dargli più tempo, aspettare e trovare un momento diverso, in cui il mio malumore non si scontrasse con quello di Addolorata. Perché questo libro non è un romanzo sulla solitudine o sulla frustrazione di un rapporto logoro e inesistente; al contrario, ci parla di amore, quell'amore perso e cercato, sbagliato e abbandonato, anelato e alla fine acchiappato.

... sai quando ti dicevo che dovevamo rassegnarci a una vita senza amore?
Non era vero.

Alla prossima


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