Buongiorno lettori,
le vacanze sono finalmente iniziate e presto sarà tutto uno scartare uova di Pasqua. E' una festività che, ammetto, poco mi coinvolge, anzi è francamente più una scocciatura, ma anche lei deve passare quindi me ne starò tranquilla tranquilla a casa a leggere un po' e a preparare tutte le prossime iniziative del blog.
Oggi, per salutarvi prima di un paio di giorni di pausa (ma non dei social eh!), vi propongo una nuova recensione in collaborazione con Unilibro.it . Vi parlerò di Uno di noi sta mentendo di Karen M. McManus, libro di cui si sta parlando molto vista la lettura a tappe che per qualche giorno ha gironzolato nei vari blog. Purtroppo sarò una voce fuori dal coro...
Uno di noi sta mentendo
di Karen M. McManus
Mondadori | Chrysalide | 298 pagine ebook €7,99 | cartaceo €15,00 6 marzo 2018 | scheda Unilibro.it |
TRAMA
"Era una bugia che raccontavo perché era più facile della verità . E perché un po' ci credevo. So cosa significa raccontarsi una bugia così tante volte da farla diventare realtà . Ma la verità viene sempre fuori. Prima o poi." Cinque studenti sono costretti a trascorrere un'interminabile ora di punizione nella stessa aula. Bronwyn, occhiali e capelli raccolti da studentessa modello, non ha mai infranto le regole in vita sua e vive per essere ammessa a un'università prestigiosa e rendere fieri i suoi genitori. Nate, capelli scuri disordinati e un giubbino di pelle malandato, è in libertà vigilata per spaccio di erba e sembra a un passo dall'andare completamente alla deriva. Cooper, il ragazzo d'oro con cui tutte vorrebbero stare, è la star della scuola e sogna l'ingaggio in una grande squadra di baseball. Addy, una chioma di folti ricci biondi e un viso grazioso a forma di cuore, sta cercando di tenere insieme i pezzi della sua vita perfetta. Infine Simon, l'emarginato, lo strano, che, per prendersi la sua rivincita su chi lo ha sempre trattato male, si è inventato una app che rivela ogni settimana dettagli piccanti della vita privata degli studenti. Pur conoscendosi da anni, non possono certo definirsi amici. Qualcosa li unisce, però. Nessuno di loro è davvero e fino in fondo come appare. Ognuno di loro dietro alla facciata "pubblica" nasconde molto altro, un mondo di fragilità , insicurezze e paure, ma anche di segreti piccoli e grandi di cui nessuno, o quasi, è a conoscenza. Da quell'aula solo in quattro usciranno vivi. All'improvviso e senza apparente motivo, Simon cade a terra davanti ai compagni e muore. Non appena si capisce che quella che sembrava una morte dovuta a un improvviso malore in realtà è un omicidio, il mondo di Bronwyn, Nate, Cooper e Addy inizia a vacillare. E crolla definitivamente quando la polizia scopre che i protagonisti di un ultimo post mai pubblicato di Simon sono proprio loro. In men che non si dica, i quattro ragazzi da semplici testimoni diventano i principali indagati dell'omicidio...
Ve lo dico subito a scanso di equivoci: non è una questione di età . Capisco che sia stato scritto per un pubblico più giovane ma in questo libro non ho trovato quasi niente di buono. Ho apprezzato l'idea di non buttarsi sul solito romance adolescenziale tra i banchi di scuola e di addentrarsi in un vero thriller, ma non posso passare sopra ad un gruppo di personaggi stereotipati, ad un mistero che francamente ho intuito a pagina 20 e a diversi orrori grammaticali nascosti dietro ad un classico "e ma vale in entrambi i casi".
Come avrete capito da questo inizio, non mi è piaciuto. Appena ho letto la trama, prima dell'uscita, mi intrigava l'idea di un thriller, un vero delitto che si dipana tra segreti e bugie. Per chi è della mia generazione il richiamo a Veronica Mars potrebbe dire qualcosa. La realtà non è stata però così strepitosa come speravo e anzi la delusione è stata forte.
Il giallo da cui parte tutto è la morte di Simon, una sorta di Gossip Girl al maschile che nel liceo di Bayview, tramite la app Senti Questa (ma la fantasia!), racconta i pettegolezzi della scuola. Durante un'ora di punizione Simon beve un bicchiere d'acqua e muore di shock anafilattico per allergia agli arachidi. Qualcuno ha versato nell'acqua dell'olio d'arachidi. Chi? La polizia sospetta degli altri quattro studenti in punizione con Simon, che a quanto pare avevano tutti i motivi per volerlo morto.
La storia poteva essere anche interessante proprio per questa vena thriller, purtroppo il mistero è in realtà facilmente prevedibile. Il sospetto mi è venuto molto presto e ad un certo punto mi sono resa conto di aver capito tutto, assassino, movente e complici. E quando è così l'entusiasmo ti saluta e ti da appuntamento ad un'altra occasione. L'idea di trascinare avanti una storia già un po' stiracchiata per più pagine e di attribuire la colpa a questo e quel sospettato alternandoli non ha aiutato, dando un vago senso di disperazione come se si volesse allungare un po' il brodo. Sensazione avvalorata dalla storia della madre di Nate, dal suo rapporto con Bronwyn e anche da quelle 10 pagine finali che richiamo il concetto: vedi? Puoi essere sospettato di essere un maniaco omicida ma tanto alla fine tutto andrà bene, avrai amore, gloria e fama. Ma per favore!
Vogliamo parlare dei personaggi? La secchiona che ad un certo punto si scopre, passatemi il termine, una strafiga; il bello e dannato che, manco a dirlo, ha una motocicletta; la bambolina che esiste solo perché gravita intorno ad un belloccio della scuola; il giocatore di baseball con la carriera scritta nelle stelle e il padre manager. Ecco che la fantasia prosegue. Neanche qua sono riuscita a trovare qualcosa di particolare, di diverso, qualcosa che mi facesse pensare di avere davanti un bel personaggio e non il classico bamboccio americano visto in qualsiasi film passato la domenica pomeriggio su Italia Uno. Hanno una certa crescita, questo va detto. Cercano di venire a capo del mistero e evolvono anche emotivamente, ma non senza qualche delusione da parte mia nello scoprire che le loro scelte fossero piuttosto intuibili.
Per non parlare della fastidiosa tendenza (e questa sarà pecca della versione italiana) di non usare mai il congiuntivo quando un caro, vecchio e poco arzigogolato indicativo poteva fare al caso nostro. Lo so, è corretto, accettato dalla Crusca, dall'alto dei Cieli e da chi volete voi, però a volte stona e urta. Un esempio? Che domande, certo che me li sono segnati, diligentemente e con la matita rossa... "Lui si scuote, come se non sapesse neanche lui di cosa sta parlando" o ancora "Oggi la grossa storia invece di essere su Simon, è su come Jake Riordan è stato mandato a casa per aver preso a pugni TJ". Seriamente, stia e sia vi fanno così orrore?
Mi spiace, non mi è piaciuto (che l'ho già detto?). Banale, insipido, sciapo, intuibile.
credits: donnamoderna.com |
Come avrete capito da questo inizio, non mi è piaciuto. Appena ho letto la trama, prima dell'uscita, mi intrigava l'idea di un thriller, un vero delitto che si dipana tra segreti e bugie. Per chi è della mia generazione il richiamo a Veronica Mars potrebbe dire qualcosa. La realtà non è stata però così strepitosa come speravo e anzi la delusione è stata forte.
Il giallo da cui parte tutto è la morte di Simon, una sorta di Gossip Girl al maschile che nel liceo di Bayview, tramite la app Senti Questa (ma la fantasia!), racconta i pettegolezzi della scuola. Durante un'ora di punizione Simon beve un bicchiere d'acqua e muore di shock anafilattico per allergia agli arachidi. Qualcuno ha versato nell'acqua dell'olio d'arachidi. Chi? La polizia sospetta degli altri quattro studenti in punizione con Simon, che a quanto pare avevano tutti i motivi per volerlo morto.
La storia poteva essere anche interessante proprio per questa vena thriller, purtroppo il mistero è in realtà facilmente prevedibile. Il sospetto mi è venuto molto presto e ad un certo punto mi sono resa conto di aver capito tutto, assassino, movente e complici. E quando è così l'entusiasmo ti saluta e ti da appuntamento ad un'altra occasione. L'idea di trascinare avanti una storia già un po' stiracchiata per più pagine e di attribuire la colpa a questo e quel sospettato alternandoli non ha aiutato, dando un vago senso di disperazione come se si volesse allungare un po' il brodo. Sensazione avvalorata dalla storia della madre di Nate, dal suo rapporto con Bronwyn e anche da quelle 10 pagine finali che richiamo il concetto: vedi? Puoi essere sospettato di essere un maniaco omicida ma tanto alla fine tutto andrà bene, avrai amore, gloria e fama. Ma per favore!
credits: Lettera43 |
Vogliamo parlare dei personaggi? La secchiona che ad un certo punto si scopre, passatemi il termine, una strafiga; il bello e dannato che, manco a dirlo, ha una motocicletta; la bambolina che esiste solo perché gravita intorno ad un belloccio della scuola; il giocatore di baseball con la carriera scritta nelle stelle e il padre manager. Ecco che la fantasia prosegue. Neanche qua sono riuscita a trovare qualcosa di particolare, di diverso, qualcosa che mi facesse pensare di avere davanti un bel personaggio e non il classico bamboccio americano visto in qualsiasi film passato la domenica pomeriggio su Italia Uno. Hanno una certa crescita, questo va detto. Cercano di venire a capo del mistero e evolvono anche emotivamente, ma non senza qualche delusione da parte mia nello scoprire che le loro scelte fossero piuttosto intuibili.
Per non parlare della fastidiosa tendenza (e questa sarà pecca della versione italiana) di non usare mai il congiuntivo quando un caro, vecchio e poco arzigogolato indicativo poteva fare al caso nostro. Lo so, è corretto, accettato dalla Crusca, dall'alto dei Cieli e da chi volete voi, però a volte stona e urta. Un esempio? Che domande, certo che me li sono segnati, diligentemente e con la matita rossa... "Lui si scuote, come se non sapesse neanche lui di cosa sta parlando" o ancora "Oggi la grossa storia invece di essere su Simon, è su come Jake Riordan è stato mandato a casa per aver preso a pugni TJ". Seriamente, stia e sia vi fanno così orrore?
Mi spiace, non mi è piaciuto (che l'ho già detto?). Banale, insipido, sciapo, intuibile.
Alla prossima
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