Recensione: Sissi. La solitudine di un'imperatrice - Allison Pataki
Buongiorno lettori,
dopo qualche giorno senza recensioni (causa anteprime da leggere e rubriche da preparare) torno per parlavi di una biografia romanzata. Qualche tempo fa lessi Il mio nome è Sissi, che usci per la BookMe. In questi giorni ho letto il seguito, Sissi. La solitudine di un'imperatrice di Allison Pataki, edizione Beat.
Sissi. La solitudine di un'imperatrice
di Allison Pataki
Beat | SuperBeat | 446 pagine ebook €9,99 | cartaceo €18,00 20 ottobre 2017 | scheda Beat |
TRAMA
È l’estate del 1868 e l’imperatrice Elisabeth d’Austria-Ungheria, che i suoi sudditi preferiscono chiamare semplicemente Sissi, vive una vita libera dai dettami di corte a Gödöll, la sua proprietà di campagna alle porte di Budapest.
Andata in sposa all’imperatore Franz Joseph a sedici anni, Sissi è stata l’artefice del compromesso in virtù del quale l’Ungheria ha scelto di restare nel regno, permettendo agli Asburgo di mantenere il controllo di gran parte dell’Europa senza dover ricorrere alle armi. Un colpo di genio con cui la giovane imperatrice si è guadagnata il diritto a regnare insieme al marito alla corte degli Asburgo. Amatissima dai suoi sudditi ma aspramente criticata dalla suocera, l’arciduchessa Sophie, Sissi si è allontanata dallo sfarzo freddo e formale del castello di Schönbrunn, la sede imperiale degli Asburgo, trovando conforto nella selvaggia bellezza del paesaggio ungherese.
A Gödöll può cavalcare tutto il giorno per campi e boschi, sciogliere i suoi leggendari capelli e intrecciarli con fiori di campo e godere, per la prima volta, delle gioie della maternità grazie alla piccola Valerie, l’unica tra i suoi figli che non le è stata strappata dalle braccia per essere chiusa nella nursery imperiale. A Gödöllő può anche incontrare liberamente il conte Andrassy, ministro degli esteri dell’Austria-Ungheria, che le malelingue, a Vienna e in tutta l’Austria, sussurrano sia il vero padre di Valerie, chiamata da tutti «la piccola ungherese».
Un giorno, però, una lettera giunta da Schönbrunn, vergata dalla mano della sua secondogenita Gisela, la richiama ai suoi doveri, imponendole di rientrare nella capitale.
Nella Vienna della metà del XIX secolo, dove i saloni di rappresentanza e le camere da letto fanno da sfondo non solo a valzer e champagne, ma anche a tentazioni, rivalità e intrighi crudeli, l’attendono nuove congiure e nuovi, inaspettati nemici. Grazie a un’accurata documentazione storica e a una prosa scorrevole Allison Pataki offre al lettore il ritratto complesso e sfaccettato dell’imperatrice Sissi, fragile e indomita protagonista di un’epoca che non seppe comprenderla, né accettarne fino in fondo l’irrequieta, moderna personalità.
"All'inizio volevo quasi rinunciare;pensavo di non tollerarlo. Poi, contro ogni previsione,sono riuscito a sopportarlo.Ma non chiedermi come".- Citazione di Heinrich Heine che Sissi teneva sulla sua scrivania.
Prima della recensione vera e propria parliamo di approvvigionamento. Non andiamo in guerra, tranquilli, ma semplicemente questa volta dobbiamo tirare le orecchie ad Amazon che, alla sua veneranda età, ha combinato un casino con questo libro. Voi lo cercate nel suo motore di ricerca e vi appare l'ebook, cliccate sul formato copertina rigida e vi spunta fuori il primo libro, Il mio nome è Sissi, stessa autrice ma pubblicazione completamente diversa. Nella speranza che intanto questa pecca si sistemi vi consiglio, per l'acquisto online, Ibs oppure, come la sottoscritta, un bel giretto in libreria così evitate qualsiasi problema.
E ora preparate l'abito bello che si va alla corte di Vienna. Ecco, se andate a Vienna nel 1868 non vi fate venire l'ansia che l'imperatrice non la troverete. Sissi ha raggiunto la soglia dei 30 anni e da 15 è al fianco di Francesco Giuseppe, imperatore dell'Austria-Ungheria. Il matrimonio imperiale è oramai stanco e liso. Francesco Giuseppe è un uomo di Stato, ligio al dovere, attaccato alle regole e all'etichetta, il bravo soldatino plasmato dalla madre, l'arciduchessa Sofia. Sissi, seppur ancora giovanissima, è oramai una donna matura, se non nell'età nei sentimenti e nell'esperienza, stanca di quel teatrino di corte che è oramai la Hofburg, stanca di un marito che non vede più come tale e delle intromissioni della suocera che le ha letteralmente portato via i due figli più grandi. Con Valeria, la nuova arrivata in casa Asburgo, sarà tutto diverso, quella è la sua bambina. E' riuscita a portala via, lontana da quella corte che non le è mai appartenuta, in quella Ungheria bella e selvaggia che sente come sua vera patria.
Da qui, da Godollo, ha inizia la biografia della Pataki. Se nel primo libro abbiamo visto una Sissi giovane e inesperta, terrorizzata dal cerimoniale di corte spagnolo, dal potere della zia/suocera e dagli occhi indiscreti della corte, la Sissi di questa seconda parte è una donna completamente diversa, che non ha più timore e paure, è al culmine della sua leggendaria bellezza eppure è oramai disillusa da una vita che le va stretta, dall'assenza di amore, dall'assenza di un vero ruolo all'interno della corte viennese. Criticata, giudicata, usata, osservata in continuazione, Sissi decide per la fuga, per il continuo peregrinare. L'instabilità, fisica ed emotiva caratterizzeranno la sua intere esistenza, trascinando con se la "figlia ungherese".
Certo, noi abbiamo sempre negli occhi la visione della Sissi giovane e romantica dei film, una ragazza capace di far capitolare capi di stato, imperatori, folle solo mostrandosi. La realtà era ben diversa, mal vista e continuamente criticata dal popolo viennese, dalla corte e dai giornali, Sissi non è mai stata l'Imperatrice, è sempre stata più che altro Regina d'Ungheria vista la sua per niente celata predilezione per questa terra.
Un continuo peregrinare dicevo, che la tiene lontana non solo dal marito, in realtà troppo occupato con le sue scartoffie e le sue "amiche", ma soprattutto dai figli maggiori. Per Gisella è una completa estranea, per Rodolfo la madre che lo abbandona a favore della piccola Valeria.
Impossibile leggere questa biografia seppur romanzata senza dare un giudizio finale su questa donna, icona di eleganza e bellezza, celebrata per le sue doti di cavallerizza e per il suo spirito acuto, ma da sempre estranea a chiunque. Sissi è un mito. Non riesco a dare una definizione più precisa. E' qualcosa di irraggiungibile, di talmente indefinibile che il semplice posare gli occhi sulla sua figura produceva meraviglia e stupore. E come tale era anche distante, forse esteriormente fredda. Ma dove sta la colpa di tanta perfezione e di tanta lontananza, di tanto dolore? In Francesco Giuseppe? In Sofia? In Sissi stessa? Difficile dirlo da fuori, sta di fatto che Sissi non fu solo la vittima di un sistema più grande di lei, ma anche in parte colpevole di non aver mai fatto quel passo in più verso un marito che in fondo l'amava e di uno Stato che iniziava a scricchiolare da tutte le parti.
La Pataki ha fatto sicuramente un ottimo lavoro di ricerca storica dandoci una biografia se non perfetta comunque abbastanza fedele e sopratutto che permette di immedesimarsi senza troppe difficoltà. L'utilizzo della prima persona è stato un ottimo escamotage per farci vedere con gli occhi dell'Imperatrice un mondo per noi difficile da comprendere, cadendo però ogni tanto nel tranello di prendere sempre e comunque le parti di Sissi. Come dicevo, no non è vero, Sissi non è stata sempre e solo vittima del sistema, ha scelto molto spesso di fuggire, non cercando una soluzione alternativa, e quindi di lasciare il figlio Rodolfo a macerarsi nell'odio nei confronti del padre e nella solitudine. Strana la famiglia Asburgo.
Nonostante la mole del libro devo dire che si legge abbastanza velocemente, anche se personalmente avrei preferito un buon centinaio di pagine in meno con l'eliminazione di quei punti più ripetitivi tra viaggi, emicranie e corse con i cavalli.
Un appunto devo però farlo anche sull'edizione. Il cambio di casa editrice, infatti, non sembra aver giovato all'assenza di refusi, c'erano nel primo libro, ci sono in questo. Errori veniali, errori di stampa, ma che da un'edizione del genere non mi aspetto.
Alla prossima
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