Recensione - Era di Maggio - Antonio Manzini

by - marzo 08, 2017

Buongiorno lettori!
Sappiate che sono su di giri da ieri! Ho infatti avuto in appena 24 ore tante belle notizie, ma proprio belle... di cui ancora non vi posso parlare ma che piano piano vi svelerò. Vi do un indizio? Ok, una è... un viaggetto "letterario" e io già non vedo l'ora!! Ma diamo tempo al tempo!
Oggi è l'8 marzo e come pensiero per la festa della donna io non vi regalo, mie care lettrici, mimose, che dopo mezza giornata già puzzano, ma  la recensione di Era di Maggio di Antonio Manzini... eh stelline accontentatevi che mica vi posso regalare lui!

Era di Maggio
di Antonio Manzini
Sellerio | La memoria | 381 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €14,00
23 luglio 2015 | scheda Sellerio
Trama
"Mettilo agli atti, Italo. In una notte di maggio, alle ore una e dieci, al vicequestore Rocco Schiavone piomba addosso una rottura di decimo grado!". Gli agenti del commissariato di Aosta, che stanno imparando a convivere con la scorza spinosa che ricopre il suo cuore ferito, scherzano con la classifica delle rotture del loro capo, in cima alla quale c'è sempre il caso su cui sta indagando. Ma Rocco è prostrato per davvero. Una donna è morta al posto suo, la fidanzata di un amico di Roma, "seccata" da qualcuno che voleva colpire lui. E quando esce dalla depressione si butta sulle tracce di quell'assassino tra Roma ed Aosta, scavando dolorosamente nel proprio passato, alla ricerca del motivo della vendetta, un viaggio nel tempo che è come una ferita che si apre su una piaga che non ha ancora smesso di sanguinare. Però le rotture sono solo cominciate: un altro cadavere archiviato all'inizio come infarto. Un altro viaggio che si inoltra stavolta nel presente dorato della città degli insospettabili. In questo quarto romanzo, prosegue la serie dei polizieschi scabri, realistici e immersi nell'amara ironia di Rocco Schiavone. Ma in realtà, attraverso le diverse avventure di un poliziotto politicamente scorretto, si svolge un unico racconto. Il racconto della vita di un uomo che si scontra con la impunita e pervasiva corruzione del privilegio sociale, nel disincanto assoluto dell'Italia d'oggi.

E che ve lo sto anche a dire che qui sono arrivata al quarto libro con protagonista Rocco Schiavone, me ne manca solo uno e sono già in piena crisi esistenziale da "Rocco torna, ti prego, questa lettrice aspetta a teeeee"?
Anche perchè questo quarto libro avrà anche l'aria da libro di transizione ma mette su tanta carne al fuoco. Di transizione perchè è chiaro che Manzini ci sta preparando al botto, ha in serbo per noi lettori qualcosa di grosso, qualcosa che porterà il vicequestore Schiavone a rivivere ciò che è stato e a chiederne il conto al o ai responsabili. Eppure è un libro di transizione sui generis perchè di cose ne succedono tra le indagini più o meno private che portano Rocco a fare avanti e indietro Aosta-Roma e alla nuova fiammante rottura di coglioni di decimo grado, la morte in carcere di una vecchia conoscenza del vicequestore (e del lettore).

Oramai, arrivata al quarto libro, Manzini mi ha abituata al suo personaggio, a quel vicequestore arrivato ad Aosta in pieno inverno con Clarks e Loden non di ordinanza, che fuma gli spinelli, che ha una giustizia tutta sua, assolutamente politicamente scorretto, che associa le persone agli animali; eppure ad ogni libro riesce a darmi qualcosa di lui nuovo e unico.
In Era di Maggio siamo alle porte, finalmente, della primavera, l'ennesimo paio si scarpe sembra poter sopravvivere qualche settimana invece dei consueti 2 giorni e Lupa, la cagnolina ripescata dalle nevi, sembra aver fatto scattare qualcosa in lui. Eppure la morte di Adele ha buttato Rocco nella più nera depressione, nuovamente chi gli è vicino viene colpito al suo posto e il passato sembra tornare come un film già visto. E Rocco Schiavone torna nuovamente ad essere colonna portante del romanzo, con il suo umore nero, la voglia di essere lasciato in pace ma anche quel rodimento che lo piglia alla bocca dello stomaco e che lo porta ad indagare, a modo suo, su un misterioso infarto. E' questo Rocco, è questo quello che ci piace di lui: è puro istinto, senza convenzioni preconfezionate, è quel qualcosa che non ha un nome ma che anche nel momento più nero e difficile, anche quando vorresti che il tuo mondo fosse composto solo dalla camera di un residence, ti muove un senso di ribellione, di giustizia, ti spinge alla ricerca, al braccare la preda.
Non smetterò di dirlo: Rocco Schiavone è un personaggio diverso dagli schemi, ingombrante forse, ma unico, di quelli che ti cattura per sempre e che ti fa amare all'ennesima potenza una storia, senza se  e senza ma. Ad avercene di personaggi come lui nei libri...

Alla prossima

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