Buongiorno lettori!
Settimana ricca questa, infatti anche oggi torno da voi, munita di caffè del mattino e brioche (volete?), per una nuova recensione. Il libro di cui vi parlerò è un libricino piccino che però mi ha molto colpito e che è giunto a me grazie all'ufficio stampa Saper Scrivere che si occupa appunto della sua diffusione. Si tratta di Morivamo di freddo di Rosalia Messina.
Morivamo di freddo
di Rosalia Messina
Durango Edizioni | R.i.D. | 106 pagine ebook €4,99 | cartaceo €11,99 19 marzo 2016 | scheda Durango |
Trama
Mauro e Sandra, Guido e Loredana. Quattro amici, due coppie.
Attraverso due tragedie e con il passare del tempo scopriranno che nessuno di loro conosceva davvero gli altri.
Enrico, il figlio di Mauro e Sandra, si è costruito una vita al riparo da scosse emotive. Gli attacchi di panico e la necessità di prendersene cura metteranno a dura prova le sue solide protezioni.
Non fatevi ingannare dalla copertina, che personalmente trovo poco bella e poco calzante. In questo libro di appena un centinaio di pagine è racchiusa una storia intensa e coinvolgente, scritta bene e dall'incredibile potere.
Tutto inizia da Enrico e da quello che presto gli viene diagnosticato come un attacco di panico. Enrico è uno che fin da bambino ha iniziato a costruire intorno al proprio cuore e alla propria anima un intricato muro di difese, fatto dal ricordo del suicidio dei padre, dalla freddezza del matrimonio dei genitori e dalla voglia di non soffrire e non farsi coinvolgere. Seduto sul divano del dottor Palmanova, Enrico, da prima ritroso e via via più disposto ad aprirsi, cerca l'origine non solo di questi inspiegabili attacchi, ma anche del suo rapporto usa e getta con le donne.
Tutto inizia con Guido che muore in un incidente. La vedova, Loredana, è ovviamente distrutta ma può contare sull'appoggio dei suoi amici di sempre, Mauro e Sandra. Ma Mauro cova dentro non solo il dolore della perdita dell'amico di sempre, ma anche quello per un desiderio inespresso, un desiderio che stravolgerà la sua vita e anche quella di chi lo circonda.
L'autrice crea con maestria un gioco di piani e di livelli, saltando dagli anni '90 al 2007 e mettendo a confronto due generazioni e il rispettivo modo di approcciarsi al dolore. E' una storia drammatica, di quelle che chiusa l'ultima pagina ti fanno pensare e riflettere ma che non mi ha neanche lasciato inquieta o triste come spesso accade davanti a racconti del genere. E' un libro denso di significati, in cui spesso si gioca con il detto e non detto e in cui il lettore deve fare quello sforzo in più e addentrarsi tra le righe.
E' un racconto sull'animo umano, sui desideri e le rinunce, sull'abbandono. La morte improvvisa di Guido mette in moto tutta una serie di eventi e di scoperte che stravolgono completamente le esistenze di chi resta.
Mi è piaciuto, nonostante la brevità che di solito mi fa arricciare il naso e che qui invece ho trovato assolutamente adatta. Ma soprattutto mi è piaciuto lo stile dell'autrice, privo di fronzoli, mai pesante, diretto, sincero; la sua scrittura ti accompagna riga dopo riga e nel giro di poco ti ritrovi alla fine con la sensazione di aver letto non una storia qualunque, ma un romanzo sentito e amato.
Immaginavo quelle sue ultime ore, mi ripetevo che non aveva pensato a me, a mia madre, e non me ne capacitavo. Come si fa, mi chiedevo, come si fa a non pensare a chi resta?
Alla prossima